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Sodano al popolo leghista: a Mantova mai moschee

Alla festa di Goito, Sodano promette che fino a quando sarà sindaco "Mantova non avrà mai una moschea". La festa è stata contrassegnata dal duro scontro tra il pubblico e Zaniboni, del Patto Nuovo. Il leghista De Marchi annuncia per l'11 settembre un presidio a Lunetta: "C'è un luogo di preghiera musulmana non autorizzato".

Stefano Scansani
4 minuti di lettura
L'assessore comunale al turismo Chizzini con il burqa 
GOITO. «Se insisti e resisti raggiungi e conquisti». La formula magica della Lega Nord è abbagliata dal tramonto di Goito. L'odore della griglia aleggia e il Monte Baldo è una duna viola a settentrione.

Il cartello plastificato sventola enorme sotto un'antenna della telefonia mobile, alta e magra che sembra un minareto. È da lì sotto che il sindaco Nicola Sodano, parla alla festa provinciale dei lumbàrd e del fatale capunsèl, scandisce la promessa che fa impazzire l'applausometro leghista: «Dico nettamente che fino a quando sarò sindaco io a Mantova non si farà nessuna moschea».

Parole attese, toste, quasi quasi già scritte. E spiega che per loro - i musulmani osservanti - l'integrazione tanto perseguita da noi occidentali vuol dire entrare in una condizione di peccato. «Dobbiamo differenziare i luoghi di preghiera dalle moschee perché in queste ultime si applica la legge coranica e si fa scuola coranica, così da porre le basi per l'islamizzazione del nostro Paese».

Moschea a Mantova? Forse che sì forse che no. Il titolo del confronto ha già la sua pietra sopra, nonostante nessuno, a Mantova, abbia finora chiesto o progettato di edificare una moschea. Azione preventiva, predica il consigliere regionale Claudio Bottari, stavolta in gessato sabbia e occhiali con montatura green Lega. Operazione preliminare, annunzia il capogruppo Luca De Marchi, lo Schwarzenegger del Mincio (che Goito attraversa) il quale alla fine del duro e crudo dibattimento, al microfono dice che l'11 settembre si farà presidio a Lunetta perché là, loro - i leghisti - avrebbero individuato un luogo di preghiera maomettano non autorizzato.



Grandi manovre e, duro e crudo confronto nella serata di domenica. Il dialogo ha rotto gli argini e il pubblico militante bossiano ha fischiato, imprecato, commentato in un flusso alluvionale. E ci mancava il defilée del burqa. Il giornalista e scrittore Nello Rega se lo porta in valigia quando gira per le manifestazioni leghiste insieme al suo libro "Diversi e divisi".

A Goito, al culmine del confronto, con il pattista cattolico scudocrociato Antonino Zaniboni, ha fatto indossare il tabarro azzurro afghano a una signora: «Ecco questa è la libertà al femminile». Rega ha dipanato con rigore teologico (coranico) il rosario dell'impossibilità della convivenza. Fa l'elenco: adulterio, lapidazione, purificazione, donna subalterna, poligamia. E per risolvere il problema delle moschee sul patrio suolo italiano o padano esibisce la formula della reciprocità. Loro vogliono costruire una moschea qui? Bene, noi possiamo erigere una chiesa là, a casa loro.

Ma ricordiamo a Rega e al pubblico che questa è semplicemente una provocazione: di chiese là non ne vogliono, e la reciprocità chi la dovrebbe gestire nel nostro stato laico? Il governo? La conferenza episcopale? E chi fa l'interlocutore dello sterminato e diversificato Islam? Rega ammette che la reciprocità è un terreno sul quale i musulmani sono soltanto obbligati a confrontarsi. E sarà lo stesso scrittore a sentenziare che «il Corano è un libro che non prevede la pace». Applausi.

Il confronto fra Rega e Zaniboni - vicini di posto ai margini della balera trasformata in auditorium - è esplodente. Il pattista è irrefrenabile, dice e ripete che in Italia va osservata la Costituzione e applicata la legge vigente, e ciò compete al governo del quale La Lega è parte. «Non è un problema di religioni, ma di poteri internazionali e della politica».

Zaniboni sgrana motti latini che per i leghisti di base sono scricchiolii imperiali romani, mette in guardia a non infilare i fedeli musulmani nelle catacombe, e più tardi dimostrerà che la democrazia occidentale non vince con gli scontri di civiltà e i marines, ma con il potere soffice.

Zaniboni lo traslittera in inglese: soft power. Il pubblico padano non ce la fa più e invita l'onorevole a parlar chiaro. All'ingresso della festa del "capunsèl" (gnocco di pane, salvia e Grana) incombe il cartellone col trittico delle teste di Maroni-Bossi-Calderoli e la scritta "Al vent dal nord al soffia sempar püsè fort".

E poi Zaniboni non piace da subito: canta "Va' pensiero" ad alta voce ma per la Repubblica Italiana; fra tanti fazzoletti verdi, soli delle alpi sui grembiuli, la donna nel burqa e un mantellato con elmo fuoriuscito dalla prima crociata, Zaniboni è in abito scuro, camicia bianca, e fazzoletto candido che fa cucù dal taschino. Come un cresimando tra una folla di figli del corsaro verde. Basta, parla come mangi, vai a casa...

Il deputato del Pd Marco Carra è pacatissimo, abbronzantissimo (Bottari lo aveva salutato come "Abdul Carra") arriva in soccorso di Zaniboni affermando che la Lega eccita il sentimento della paura che soffia nel Vecchio Continente. L'ex sindaco di Pegognaga cerca di dimostrare quanto è difficile gestire la questione moschee portando il caso di Moglia, dove l'amministrazione non è di centrosinistra e i pakistani hanno trasformato una casa in luogo di preghiera.

E poi, facendo riferimento alla visita di stato del leader libico: «Gheddafi è ospite di Berlusconi e dice che viene a islamizzare l'Europa... Come reagite voi, che fate parte di questo governo?». Il dibattito sfora, sfida l'inatteso freddo notturno, e la sgridata di chi deve trasformare l'auditorium in balera, per i "balli padani".

Di specifico interesse la dichiarazione del sindaco Sodano sulla sua autorità nell'ambito del governo della città. Ordinanza anti-accattoni, Decalogo Leghista, preventivo no alla moschea. Gli abbiamo chiesto se questa pressione non lo condiziona e non faccia dire ai leghisti che in giunta non si muove foglia che la Lega non voglia...

In pubblico Sodano mette in chiaro: «Non ho nessun fucile puntato dalla Lega e non ho problemi con la maggioranza. Non sono capace di stare sotto ricatto e non c'è nessun ricatto». Più tardi, tra un piatto di "capunsèi" e un pollastrino in gratella ci passa sotto il naso un'interpellanza che i consiglieri leghisti stanno sottoscrivendo uno dopo l'altro, al tavolo.

Pretendono di sapere da Sodano perché l'avvocato Leonardo Salvemini di Cittiglio (Varese) potrebbe essere il nuovo consigliere della Fondazione Cariverona: chi è, chi ha proposto il suo nome nella terna dei candidati e perché? Il foglio viaggia clandestino sulla tovaglia. Ma il sindaco lo sa? Ha visto questa richiesta? «No - ripiega il foglio De Marchi - questa per Sodano sarà una sorpresa».

La serata si chiude in fraternità. Zaniboni si lascia fotografare con il crociato che lo minaccia con lo spadone. L'assessore comunale al turismo Chizzini esibisce una sua foto in burqa davanti alla tabaccheria di proprietà. Il consigliere regionale Bottari parte per la vacanza in Egitto. Il settantaduesimo dei novantanove nomi di Allah è "al Mu'akhkhiru". Colui che allontana.
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