Alluvione, argini più alti e chiuse sui canali
Accordo antialluvione per evitare altri disastri: filo diretto tra Consorzi e protezione civile
Francesco Romani
2 minuti di lettura

ASOLA. Una diga sul canale Cacciabella, poi turbìne e argini più alti. Ma soprattutto un maggior coordinamento e la richiesta d'avere voce in capitolo sulla gestione del lago d'Idro. La "lezione" dell'alluvione del Chiese ad Asola è stata affrontata ieri da Provincia e bonifiche.
Punto di partenza una lettera di protesta dei Consorzi di bonifica al Prefetto per lamentare il mancato coinvolgimento nelle fasi di contrasto dell'alluvione del fiume Chiese che lunedì primo novembre ha causato danni per oltre 3 milioni a più di cento famiglie asolane con l'inondazione di due quartieri.
«C'erano una cinquantina di nostri uomini al lavoro, ma non siamo stati nemmeno contattati» ha ricordato il presidente del consorzio del Mincio Massimo Lorenzi davanti al presidente provinciale Maurizio Fontanili e agli assessori Giorgio Rebuschi e Maurizio Castelli. «Non chiediamo di decidere, ma siamo noi che su fiumi e canali sappiamo dove mettere le mani e cosa fare. Invece operavamo scollegati dagli altri».
I Consorzi, ha aggiunto Lorenzi, portano sì l'acqua agli agricoltori, ma si occupano anche di problemi d'abbondanza d'acqua «e nell'ultimo anno abbiamo avuto 68 avvisi di criticità meteo, uno ogni 5 giorni».
Per Carlo Anselmi, presidente dell'Alta e Media pianura, il Consorzio che si occupa di Asola «l'evento meteo è stato assolutamente straordinario. Una vera e propria "bomba d'acqua" causata da piogge di oltre 200 millimetri, che è scesa dal Bresciano in modo incontenibile ed è esondata a causa degli argini bassi e dell'alveo del Chiese, ormai diventato un bosco che va ripulito».
Inoltre ad Asola «sono state urbanizzate aree basse sulla sponda sinistra del Chiese che cento anni fa erano palude». Le soluzioni sono la maggior difesa idraulica con chiaviche, turbine ed argini più alti, la ripulitura dell'alveo e la possibilità di utilizzare il lago d'Idro, dal quale esce il Chiese, per la ritenuta delle acque a monte.
Per risolvere la mancanza di coordinamento, sarà sottoscritto un protocollo fra Consorzi, Provincia e Prefettura in modo da coinvolgere tutti in caso d'emergenza fluviale. Secondo punto affrontato, quello dell'impossibilità di potere governare l'altezza delle acque lago d'Idro, in modo da poterlo utilizzare come invaso.
«In Lombardia abbiamo la fortuna di avere i grandi fiumi regolati da laghi a monte - ha spiegato Anselmi presidente regionale dell'Unione bonifiche -. Ma questo non vale per il Chiese perché l'Idro ha un'escursione di soli 120 centimetri, quando sino a pochi anni fa era di 7 metri». Un'intesa portava quest'escursione massima a 3 metri e 25 centimetri, ma è stata bloccata «dai ricorsi dei Comuni Bresciani, che difendono interessi turistici, dalla provincia di Brescia e anche da quella di Trento - ha proseguito Anselmi - che detiene il pacchetto di maggioranza della società idroelettrica IdroDolomiti».
Ma quanto ha influito il lago d'Idro sull'alluvione d'Asola? «Non è l'unica causa - ha spiegato l'assessore alla protezione civile Giorgio Rebuschi -. Ma è evidente che se si fosse potuto trattenere le acque nell'invaso del lago, invece di rilasciarle a valle, il livello del fiume sarebbe stato più basso».
In effetti, dalla base della diga d'Idro, sono stati rilasciati nelle giornate critiche 125 metri cubi d'acqua al secondo, che sommate alle piogge scese a valle, hanno fatto innalzare la portata del Chiese a Gavardo, nella Bassa bresciana a 540 metri cubi al secondo, causando le esondazioni a Casalmoro. Per questo, la seconda intesa scaturita, è la richiesta alla regione di regolare l'acqua del lago con un'escursione di 3 metri. Una mozione sarà presentata in consiglio provinciale dall'assessore Castelli.
Punto di partenza una lettera di protesta dei Consorzi di bonifica al Prefetto per lamentare il mancato coinvolgimento nelle fasi di contrasto dell'alluvione del fiume Chiese che lunedì primo novembre ha causato danni per oltre 3 milioni a più di cento famiglie asolane con l'inondazione di due quartieri.
«C'erano una cinquantina di nostri uomini al lavoro, ma non siamo stati nemmeno contattati» ha ricordato il presidente del consorzio del Mincio Massimo Lorenzi davanti al presidente provinciale Maurizio Fontanili e agli assessori Giorgio Rebuschi e Maurizio Castelli. «Non chiediamo di decidere, ma siamo noi che su fiumi e canali sappiamo dove mettere le mani e cosa fare. Invece operavamo scollegati dagli altri».
I Consorzi, ha aggiunto Lorenzi, portano sì l'acqua agli agricoltori, ma si occupano anche di problemi d'abbondanza d'acqua «e nell'ultimo anno abbiamo avuto 68 avvisi di criticità meteo, uno ogni 5 giorni».
Per Carlo Anselmi, presidente dell'Alta e Media pianura, il Consorzio che si occupa di Asola «l'evento meteo è stato assolutamente straordinario. Una vera e propria "bomba d'acqua" causata da piogge di oltre 200 millimetri, che è scesa dal Bresciano in modo incontenibile ed è esondata a causa degli argini bassi e dell'alveo del Chiese, ormai diventato un bosco che va ripulito».
Inoltre ad Asola «sono state urbanizzate aree basse sulla sponda sinistra del Chiese che cento anni fa erano palude». Le soluzioni sono la maggior difesa idraulica con chiaviche, turbine ed argini più alti, la ripulitura dell'alveo e la possibilità di utilizzare il lago d'Idro, dal quale esce il Chiese, per la ritenuta delle acque a monte.
Per risolvere la mancanza di coordinamento, sarà sottoscritto un protocollo fra Consorzi, Provincia e Prefettura in modo da coinvolgere tutti in caso d'emergenza fluviale. Secondo punto affrontato, quello dell'impossibilità di potere governare l'altezza delle acque lago d'Idro, in modo da poterlo utilizzare come invaso.
«In Lombardia abbiamo la fortuna di avere i grandi fiumi regolati da laghi a monte - ha spiegato Anselmi presidente regionale dell'Unione bonifiche -. Ma questo non vale per il Chiese perché l'Idro ha un'escursione di soli 120 centimetri, quando sino a pochi anni fa era di 7 metri». Un'intesa portava quest'escursione massima a 3 metri e 25 centimetri, ma è stata bloccata «dai ricorsi dei Comuni Bresciani, che difendono interessi turistici, dalla provincia di Brescia e anche da quella di Trento - ha proseguito Anselmi - che detiene il pacchetto di maggioranza della società idroelettrica IdroDolomiti».
Ma quanto ha influito il lago d'Idro sull'alluvione d'Asola? «Non è l'unica causa - ha spiegato l'assessore alla protezione civile Giorgio Rebuschi -. Ma è evidente che se si fosse potuto trattenere le acque nell'invaso del lago, invece di rilasciarle a valle, il livello del fiume sarebbe stato più basso».
In effetti, dalla base della diga d'Idro, sono stati rilasciati nelle giornate critiche 125 metri cubi d'acqua al secondo, che sommate alle piogge scese a valle, hanno fatto innalzare la portata del Chiese a Gavardo, nella Bassa bresciana a 540 metri cubi al secondo, causando le esondazioni a Casalmoro. Per questo, la seconda intesa scaturita, è la richiesta alla regione di regolare l'acqua del lago con un'escursione di 3 metri. Una mozione sarà presentata in consiglio provinciale dall'assessore Castelli.
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