Harvard studia il modello Abici
L'azienda viadanese scelta come esempio di innovazione
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VIADANA. La Harvard Business School, uno dei più prestigiosi istituti universitari al mondo in campo economico, studia il "Caso Abici". L'azienda viadanese, che produce e commercializza biciclette dal caratteristico design essenziale, è stata scelta come "case-study", per permettere agli studenti di confrontare le nozioni teoriche apprese con una concreta ed innovativa realtà economica ed imprenditoriale. La Business School è infatti una specializzazione post-laurea di livello avanzatissimo.
«Eravamo già stati oggetto di studio in passato - ricorda Cristiano Gozzi, uno dei soci Abici - in quanto il Politecnico di Milano e l'Università di Brescia avevano approfondito il nostro design. Ora la Harvard vuole studiarci dal punto di vista aziendale-imprenditoriale». Da qualche tempo Abici esporta negli Usa; e ciò ha probabilmente fatto sì che il nome e l'esperienza dell'azienda viadanese giungessero agli orecchi dei docenti della Harvard. «Sono stati loro a contattarci - afferma Gozzi - ed abbiamo già sostenuto due interviste in audio-conferenza, alla presenza di alcuni rappresentanti della filiale europea di Parigi». Gli specializzandi hanno chiesto la storia della società e i dati di bilancio, che nei prossimi mesi sottoporranno ad analisi. Il 9 marzo prossimo, lo stesso Gozzi sarà in un'aula del campus di Boston, per sostenere con gli studenti una discussione finale.
Abici è nata cinque anni fa. Tre giovani amici viadanesi - Giuseppe Marcheselli (cui poi è subentrato Dario Gozzi), Stefano Seletti, Cristiano Gozzi - sfogliando un catalogo anni '50 di artigianato italiano, sognarono un nuovo modello di bicicletta: privo di orpelli, di gusto per certi aspetti retrò, ma supportato da tecnologia hitech. Un'intuizione premiata dal successo. Da poche settimane la sede si è ampliata, trasferendosi in viale Europa 65. (r.n.)
«Eravamo già stati oggetto di studio in passato - ricorda Cristiano Gozzi, uno dei soci Abici - in quanto il Politecnico di Milano e l'Università di Brescia avevano approfondito il nostro design. Ora la Harvard vuole studiarci dal punto di vista aziendale-imprenditoriale». Da qualche tempo Abici esporta negli Usa; e ciò ha probabilmente fatto sì che il nome e l'esperienza dell'azienda viadanese giungessero agli orecchi dei docenti della Harvard. «Sono stati loro a contattarci - afferma Gozzi - ed abbiamo già sostenuto due interviste in audio-conferenza, alla presenza di alcuni rappresentanti della filiale europea di Parigi». Gli specializzandi hanno chiesto la storia della società e i dati di bilancio, che nei prossimi mesi sottoporranno ad analisi. Il 9 marzo prossimo, lo stesso Gozzi sarà in un'aula del campus di Boston, per sostenere con gli studenti una discussione finale.
Abici è nata cinque anni fa. Tre giovani amici viadanesi - Giuseppe Marcheselli (cui poi è subentrato Dario Gozzi), Stefano Seletti, Cristiano Gozzi - sfogliando un catalogo anni '50 di artigianato italiano, sognarono un nuovo modello di bicicletta: privo di orpelli, di gusto per certi aspetti retrò, ma supportato da tecnologia hitech. Un'intuizione premiata dal successo. Da poche settimane la sede si è ampliata, trasferendosi in viale Europa 65. (r.n.)
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