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Dieci anni di "Arte a Mantova"Le opere del nuovo millennio

Inaugurata la grande mostra di opere del nuovo millennio nelle sale della Casa del Mantegna. Chiuderà il 25 aprile

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Da sinistra l’assessore Pedrazzoli e il curatore Cerritelli (foto Fuscati) 
di Cristina del Piano
MANTOVA.
Arte a Mantova 2000-2010: lo sguardo si posa su esperienze, materiali e tecniche di novantasei protagonisti legati al territorio. La Casa del Mantegna ha inaugurato domenica un viaggio per immagini che diventa racconto. Una geografia artistica che coinvolge generazioni e linguaggi diversi e testimonia una vivacità di ricerca sviluppata in ambito contemporaneo. Dopo la precedente ricognizione legata al Novecento, la mappa che si snoda all'interno delle sale, pur non volendo presentarsi come progetto esaustivo, intende aggiornare questo interessante universo.

IL PERIODO. L'obiettivo è analizzare l'ultimo decennio. Una "nuova esplorazione" come l'ha definita il critico d'arte Claudio Cerritelli, curatore della rassegna che resterà aperta al pubblico fino al 25 aprile. E il senso di questa impresa si coglie già dal sottotitolo Persistenze, verifiche e nuove tendenze. Sì, perché la mostra accoglie opere di maestri scomparsi, quali ad esempio Gianluigi Troletti, ma attivi nel periodo preso in esame. 'Verifica' in che direzioni si sono mossi gli artisti già ospiti in precedenza e dà conto delle nuove presenze (non necessariamente giovani artisti).

Vanni Viviani, Albano Seguri, Mario Lipreri, Giannino Giovannoni. Le firme dei maestri sono tante. Ci sono, tra le altre, anche opere di Renzo Margonari, Lorella Salvagni, Franco Bassignani, Edoardo Bassoli, Gianni Osgnach, Ferdinando Capisani, Afro Somenzari, Eristeo Banali, Caterina Borghi e Raffaella Garosi.  Ma anche nuove presenze quali Andrea Taddei, Luca Gemma, Donato Novellini e Lavinia Stefanini.

LA SCINTILLA. «Abbiamo scelto un'opera per artista - spiega il critico - senza escludere le connessioni. Ad esempio, nel caso di Bonfà, sono diciotto segmenti a comporre un unico lavoro. L'obiettivo è restituire una scintilla della produzione di ogni autore in mostra».

I MATERIALI. L'idea non è collegare cronologicamente il percorso ma semmai farsi guidare dalla materia. «Nella stessa sala ci sono opere distanti nel tempo - conferma Cerritelli - ma legate dalla sensorialità dei materiali utilizzati». Arte figurativa, astratta, collage, dipinti materici, installazioni tecnologiche o realizzate con materiali di uso quotidiano. E ancora, opere che analizzano il rapporto con la scrittura, la fotografia o il suono.

L'ALLESTIMENTO. Il linguaggio della contemporaneità ancora una volta dialoga con le sale della Casa del Mantegna. In questo allestimento si creano congiunzioni tra un'opera e l'altra senza alterare l'aspetto poetico, la visione interiore di ogni artista.

LA SCUOLA. «Ritengo che a Mantova non esista una cultura omogenea dell'arte contemporanea - continua Cerritelli - ma che ci siano tante storie individuali. Pochi gli esempi di gruppi che, infatti, sul territorio non prendono particolarmente corpo. Esperienze dunque forti, ma incentrate sul soggettivismo, anche se questa mostra sembra quasi restituire un dialogo a distanza tra tutti i protagonisti. Personaggi che hanno attraversato la cultura degli anni Cinquanta e contruibuito a movimentare l'arte mantovana». 

Difficile insomma poter identificare una linea, un'identità portante. «È molto più attraente - conclude Cerritelli - come diceva Francesco Bartoli, parlare di questo diramarsi dei linguaggi. Questo seguire le storie dei singoli attori. E così, ogni lavoro, rappresenta come dicevo una scintilla del percorso».  Durante il periodo della mostra, è stato evidenziato, saranno esposti anche i bozzetti realizzati per il concorso di idee in vista della realizzazione di una installazione da posizionare all'uscita dell'A22.

LA RICOGNIZIONE. «Questa rassegna - aggiunge l'assessore provinciale Roberto Pedrazzoli, che ha sostenuto fortemente il progetto - intende offrire una vasta panoramica del tessuto artistico mantovano. Dopo dieci anni siamo convinti che sia cresciuto anche l'apporto dei giovani. Alcuni di loro già in evidenza in diversi contesti. Era giusto dare nuovamente spazio all'arte contemporanea che fatica a disporre di spazi adeguati e che, come ho evidenziato in catalogo per l'altra rassegna, non sempre ha sufficiente attenzione in un un sistema culturale pesantemente condizionato, nelle sue espressioni ufficiali, dall'eredità storica di contenuto 'gonzaghesco'».
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