Sedotta, abbandonata e pagata per abortire
La ragazza arrivata un anno e mezzo fa dal Marocco non ha accettato: ora è incinta e chiede di non essere mandata via
2 minuti di lettura

MANTOVA. Ha sborsato ad un'imbrogliona 9mila euro per un finto contratto di lavoro. Ora è senza soldi, con un pancione che cresce a vista d'occhio, ma ha avuto la forza di mandare a quel paese l'uomo che fingeva di amarla, ma che davanti a quel pancione si è tolto la maschera. «Voleva darmi dei soldi perché abortissi. Di lui posso fare a meno, ma il mio bambino lo tengo. È l'unica cosa bella che mi è capitata. E vorrei che crescesse qui». Sognava il paese dei balocchi, Miriam, quando, un anno e mezzo fa, è scesa dal volo decollato da Fez, in Marocco.
Il nebbione milanese le ha stretto lo stomaco, ma l'idea di abbracciare la sua mamma che già viveva qui, in un paese dell'hinterland, ha messo le ali ai suoi piedi e aria nuova nei polmoni. Non sapeva ancora di essere stata truffata: quel contratto di lavoro stagionale pagato con tutti i risparmi della famiglia in realtà era carta straccia. Un furto, bello e buono. Niente lavoro, niente permesso di soggiorno. Clandestina, a 26 anni, senza aver mai fatto male ad una mosca.
La madre, che in Italia è regolare, la appoggia nella denuncia contro l'imbrogliona che nel frattempo ha levato le tende. Nel paese vicino a Mantova dove abitava nessuno sa più dove sia finita: è irreperibile, un fantasma. Miriam, che ha 26 anni, non sta a piangersi addosso. L'idea di essere fuorilegge non le piace, ma soltanto il pensiero di essere rispedita in Marocco le mette i brividi.
Nel paese dove abita sua mamma trovare un lavoro è impossibile, così decide di trasferirsi a Chioggia, dove vivono delle conoscenti che possono darle una mano. E conosce lui: un uomo normale, «né bello né brutto», con cui all'inizio Miriam fa solo delle chiacchierate nel suo italiano zoppicante con la erre francese. Un weekend dopo l'altro. Perché nel resto della settimana lui, siciliano, è in giro per lavoro. Le racconta di essere un commerciante e di avere una vita un po' incasinata proprio per questo lavoro. Le fa una corte assillante a cui Miriam cede. Si è innamorata.
«Dopo qualche mese sono rimasta incinta. In effetti non avevamo mai parlato di questo, ma non facevamo nulla per evitarlo. E lui sapeva che non prendevo la pillola». Ma reagisce malissimo, come se il responsabile non fosse lui. «Quando gliel'ho detto mi sono trovata davanti un'altra persona. Mi ha detto che era sposato, che aveva già dei figli e non intendeva certo averne altri. Mi ha insultato. Si è calmato solo per offrirmi dei soldi, voleva che andassi subito ad abortire».
Lei non ci pensa neanche un istante, «gli ho detto che non potevo farlo, non me lo sarei mai perdonata e lui è sparito. L'ho chiamato mille volte, non mi ha mai risposto. Tanto non servirebbe a niente. Non sono sola, ho la mia mamma e tra sei mesi il mio bambino, Inshallah. Ora sto cercando di ottenere un permesso di soggiorno: mi hanno detto che ci sono speranze perché sono incinta e perché devo testimoniare al processo contro quell'imbrogliona. Mia madre può garantire per me. Abbiamo scelto di vivere in questo paese».
Il nebbione milanese le ha stretto lo stomaco, ma l'idea di abbracciare la sua mamma che già viveva qui, in un paese dell'hinterland, ha messo le ali ai suoi piedi e aria nuova nei polmoni. Non sapeva ancora di essere stata truffata: quel contratto di lavoro stagionale pagato con tutti i risparmi della famiglia in realtà era carta straccia. Un furto, bello e buono. Niente lavoro, niente permesso di soggiorno. Clandestina, a 26 anni, senza aver mai fatto male ad una mosca.
La madre, che in Italia è regolare, la appoggia nella denuncia contro l'imbrogliona che nel frattempo ha levato le tende. Nel paese vicino a Mantova dove abitava nessuno sa più dove sia finita: è irreperibile, un fantasma. Miriam, che ha 26 anni, non sta a piangersi addosso. L'idea di essere fuorilegge non le piace, ma soltanto il pensiero di essere rispedita in Marocco le mette i brividi.
Nel paese dove abita sua mamma trovare un lavoro è impossibile, così decide di trasferirsi a Chioggia, dove vivono delle conoscenti che possono darle una mano. E conosce lui: un uomo normale, «né bello né brutto», con cui all'inizio Miriam fa solo delle chiacchierate nel suo italiano zoppicante con la erre francese. Un weekend dopo l'altro. Perché nel resto della settimana lui, siciliano, è in giro per lavoro. Le racconta di essere un commerciante e di avere una vita un po' incasinata proprio per questo lavoro. Le fa una corte assillante a cui Miriam cede. Si è innamorata.
«Dopo qualche mese sono rimasta incinta. In effetti non avevamo mai parlato di questo, ma non facevamo nulla per evitarlo. E lui sapeva che non prendevo la pillola». Ma reagisce malissimo, come se il responsabile non fosse lui. «Quando gliel'ho detto mi sono trovata davanti un'altra persona. Mi ha detto che era sposato, che aveva già dei figli e non intendeva certo averne altri. Mi ha insultato. Si è calmato solo per offrirmi dei soldi, voleva che andassi subito ad abortire».
Lei non ci pensa neanche un istante, «gli ho detto che non potevo farlo, non me lo sarei mai perdonata e lui è sparito. L'ho chiamato mille volte, non mi ha mai risposto. Tanto non servirebbe a niente. Non sono sola, ho la mia mamma e tra sei mesi il mio bambino, Inshallah. Ora sto cercando di ottenere un permesso di soggiorno: mi hanno detto che ci sono speranze perché sono incinta e perché devo testimoniare al processo contro quell'imbrogliona. Mia madre può garantire per me. Abbiamo scelto di vivere in questo paese».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti:
I commenti dei lettori