In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Parliamone / Senza ferociae senza confini

di Enrico GrazioliNon è stata, almeno, una campagna elettorale feroce...

1 minuto di lettura
di Enrico Grazioli
Non è stata, almeno, una campagna elettorale feroce: lontani da Mantova i toni milanesi, con bugie finali e accuse sporporzionate rispetto alla storia delle persone; o napoletani, con insulti di un cattivo gusto per altro ormai abituale in certe stanze.

Si sono punzecchiati e combattuti i candidati alle Provinciali, ma senza trascendere e di questo va dato loro atto. Non c'è stato alcun colpo di teatro, nessuno scheletro tolto da qualche armadio per inchiodare l'avversario: dire, come ha fatto il Pd, che Fava ha copiato integralmente dalle indicazioni nazionali leghiste il proprio programma depositato è stato un atto di semplice verità, anche se quell'autogol è diventato il cardine quasi esclusivo dello speach elettorale di Pastacci.

E non c'è stato neppure un profluvio di promesse non mantenibili, tipo Cristiano Ronaldo o Kakà o anche meno in qualche squadra che ci sta a cuore: Calderoli ha offerto la sede di un ministero (?) a Mantova (esattamente quello che serve e ci auguriamo per lo snellimento degli apparati e la riduzione delle inefficienze...), ma è finita più o meno lì.

Il centro destra ha fatto leva sulla consanguineità tra governo nazionale, regionale, del capoluogo e spera in futuro anche della Provincia, ma senza vendere la pelle di nessun orso che Tremonti (o anche Formigoni) impedirebbe di catturare. Ben attenti a tenere la partita su un terreno esclusivamente locale.

Perché la Lega si gioca molto con la scelta di un suo candidato di spicco e le conviene fare il possibile affinché il voto non si trasformi in un giudizio su Berlusconi e la sua maggioranza: a cui ha fatto da convinto puntello anche nei passaggi e nei voti parlamentari più discussi, salvo poi sostenere in sede locale tesi diverse e contraddittorie.

Eppure, molto probabilmente, lo sarà: perché veniamo dalla stagione più carica di tensioni nella pur convulsa e ormai lunga Seconda Repubblica, perché il premier ha alzato irrimediabilmente i toni dei suoi attacchi contro altri corpi dello Stato, perché gli ultimi dati economici parlano di un'Europa in ripresa e un'Italia ferma al palo mentre tutti facciamo i conti con tagli alle risorse più che agli sprechi.

Ed è giusto che lo sia, anche un voto "politico": perché Mantova è in Italia, è in Europa. Ed è anche, già e da sempre, non da domani, in Lombardia: anche se relegata ai confini.
I commenti dei lettori