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Ritardi e carte nascoste I retroscena del caso Wsr

Iter al via nel maggio 2010, ma il primo atto protocollato solo dopo otto mesi Il progetto mai affisso all’albo. E il sindaco vota in consiglio anche se non può

2 minuti di lettura

di Francesco Romani

SAN GIOVANNI DEL DOSSO

Una serie di coincidenze, di ritardi, di dati tenuti nascosti ai cittadini e che poche persone conoscevano. Quello che doveva essere il normale insediamento di una ditta su un territorio, si sta rivelando sempre più una vicenda esemplare di come il rapporto fra industria, temi ambientali e democrazia sia complesso.

I protagonisti di questo racconto sono una ditta, la Wsr, che dice di praticare la green economy perché bonifica terreni inquinati. Un sindaco, Nandino Galeotti, che con pervicacia e ormai solo contro tutti, difende la decisione di aprire le porte del paese a questa ditta. I cittadini, che grazie ad internet e agli strumenti della moderna democrazia informatica, sono responsabilmente convinti che l’insediamento di questa azienda sia un danno per la loro comunità. Come in tutti i racconti, per capire a fondo bisogna partire dal primo capitolo.

Quando parte la Wsr?

E’ il 27 maggio 2010. Consiglio comunale. La minoranza di centrosinistra chiede con un’interrogazione di sapere se la ditta Wsr abbia intenzione di insediarsi a San Giovanni. La domanda è quella giusta. Siamo nel periodo in cui la Wsr cerca, senza riuscirsi, di insediarsi a Felonica. Proprio da Felonica parte la telefonata d’avviso alla minoranza sulle nuove intenzioni della ditta. A farla, si saprà poi, è l’ex sindaco Dante Maestri che mette l’opposizione di San Giovanni sulla strada buona. In consiglio il sindaco Galeotti se la caverà dicendo che sì, c’è stato un interessamento, ma che non c’è nulla di fatto. Così sul caso torna il silenzio.

Ma quello che l’opposizione non sa, è che invece la macchina dell’insediamento Wsr si è avviata senza far rumore. Quattordici giorni prima, infatti, il 13 maggio, il Comune ha ricevuto la richiesta di certificato di destinazione urbanisitca dell’area Pancaldo, quella dove vuole insediarsi la Wsr. E due giorni dopo, il 15 maggio, la visura della stessa area è stata chiesta all’ufficio del catasto. Qualcuno, in sostanza, stava preparando le carte per una possibile cessione dei terreni.

La promessa di vendita

E’ Magda Pinotti, di Poggio Rusco proprietaria assieme alla sorella Meri, assessore Pdl-Lega al comune di Sona (Vr) dell’area in oggetto. Il contratto preliminare di compravendita sarà siglato il 26 luglio fra le sorelle Pinotti e la società Green Stone srl, di Levata, che ha sede presso la Wsr e il cui amministratore unico è Liliana Grandi, moglie di Alberto Prandi, fondatore e presidente del cda della stessa Wsr. Il contratto firmato davanti al notaio Laura Flisi è chiaro: se entro il 30 giugno 2012 mancheranno strumenti urbanistici ed autorizzazioni per poter svolgere l’attività di bonifica terreni inquinati, l’accordo sarà sciolto. Chiaramente la ditta fa questo passo perché giudica di poter ottenere la modifica urbanistica. Che infatti dieci giorni prima, il 16 luglio, ha iniziato il suo iter in consiglio. L’area Pancaldo passa da agricola a produttiva con una coincidenza di tempi stupefacente.

Il progetto mai protocollato

A questo punto della storia il terreno sta per essere trasformato nel senso voluto dalla Wsr, ma manca ancora il progetto. La ditta lo fa preparare nel dicembre 2010 dall’ingegner Andrea Capodaglio dell’Università di Pavia. I tempi stringono. La richiesta di autorizzazione unica viene presentata in Provincia e a Comune ed Arpa i l 16 dicembre. Sei giorni e l’atto è pubblicato sul Burl, il bollettino regionale. Ma a San Giovanni ancora tutto tace.

La copia che resta in Comune non è dotata di protocollo e non viene affissa all’albo pretorio, come invece per legge deve essere. Resta nascosta in un cassetto e sarà invece la Provincia, il 17 gennaio, a svelare inconsapevolmente il caso inviando una banale informativa in Comune, questa sì protocollata, sul progetto. A questo punto anche l’opposizione ha la conferma che i sospetti del maggio precedente si sono concretizzati. Ma è troppo tardi. La variante dell’area artigianale conclude il suo iter in consiglio comunale il primo febbraio con l’approvazione e contestualmente viene avviata una variante.

Il sindaco non può, ma vota

La variante modifica la lottizzazione Pancaldo, della quale il sindaco è parte in causa poichè titolare con la moglie di una delle ditte dell’area, la Popreca. Per legge non dovrebbe partecipare alla discussione. Ma resta in aula e vota anche: sì. Perché?

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