In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Golene del Po, la Provincia vince la battaglia dei pioppi

Il Tar annulla l’assegnazione di 300 ettari ai privati. «Dalla Regione un atto contrario all’interesse pubblico»

1 minuto di lettura

di Gabriele De Stefani

La Provincia ha vinto la battaglia con la Regione per la gestione di trecento ettari di terreno lungo il Po. Il Tar ha annullato il provvedimento con cui il Pirellone nell’agosto scorso aveva affidato le golene tra Borgoforte, Motteggiana, Dosolo e Marcaria a un gruppo di agricoltori poi confluiti nel Consorzio Lea. I giudici amministrativi hanno sancito che quell’assegnazione era contraria all’interesse pubblico. Per questo l’hanno invalidata e hanno condannato la Regione a pagare le spese processuali (8.500 euro alla Provincia e 4mila al Consorzio forestale padano, partner di via Principe Amedeo).

Non solo: il Pirellone dovrà anche rimborsare Palazzo di Bagno per non aver potuto partecipare a bandi per i finanziamenti alle riforestazionei(i terreni contesi valgono circa sei milioni di contributi per un piano quinquennale). Danni tutti da quantificare, ma che ora la Provincia può rivendicare. Insieme alla concessione dell’area: il Tar ha imposto alla Regione di riassegnarla tenendo conto di quanto lo stesso Pirellone aveva scritto nel documento dell’ottobre 2009 nel quale aveva definito accettabile la richiesta della Provincia. Come dire che quei 300 ettari devono andare a Palazzo di Bagno.

Il fulcro della sentenza sta nel riconoscimento del diritto di prelazione per gli enti pubblici che vogliono l’assegnazione di terreni demaniali. La Regione, concedendo quei trecento ettari ai privati, lo ha calpestato. Gli assegnatari, scrive il collegio giudicante del Tar, «non hanno titolo all’esercizio della prelazione» e «non si rinvengono le ragioni dell’assegnazione a un soggetto privato in pendenza della richiesta formulata da un ente locale».

Fin qui il motivo dell’annullamento dell’atto. Ma c’è un altro passaggio chiave nella sentenza. È quello nel quale i giudici dicono che gli agricoltori assegnatari non avrebbero perseguito l’obiettivo della riforestazione, sancito dal piano regionale. Il convincimento del Tar muove dalla considerazione che le prime richieste dei privati, tra il 2003 e il 2008, parlavano di coltivazione intensiva di pioppi per quei trecento ettari. La correzione di rotta sarebbe arrivata solo in un secondo momento - cioè dopo l’ingresso della Provincia - e in maniera poco convincente: mancherebbero piani di riforestazione precisi e così ci si trova davanti, scrivono i giudici, a una «netta divaricazione di obiettivi» rispetto alle finalità di tutela ambientale.

Esulta Giorgio Rebuschi, ex assessore all’ambiente: «È la vittoria della trasparenza, quella trasparenza che era mancata in questa vicenda, ennesimo esempio della cattiva gestione dei beni pubblici. Ora spero che la Provincia prosegua con il piano di riforestazione e che faccia valere il suo diritto a chiedere i danni alla Regione».

I commenti dei lettori