Veleni sotto la Polimeri Caccia alla quarta discarica
L’ipotesi: altri rifiuti nascosti sotto tre magazzini ancora utilizzati. Le ricerche saranno condotte con il georadar

di Roberto Bo
MANTOVA. Sotto la Polimeri potrebbero esserci altri veleni oltre a quelli scoperti in questi ultimi giorni. Veloce riepilogo: discarica 1 e 2 venute alla luce dietro denuncia di Montedison all’inizio degli anni Novanta; discarica 3 emersa poche settimane fa con dentro i 500 fusti sul contenuto dei quali le analisi sono ancora in corso. E poi i il mercurio sotto forma di palline metalliche celate sotto l’ex sala celle dell’ultima struttura ancora esistente, ma dismessa e pericolante, dell’ex impianto clorosoda.
Poteva essere finita lì? C’è chi sostiene di no e che esista una quarta discarica ancora da scoprire. Prossimamente alla Polimeri Europa riprenderanno le indagini per capire esattamente quanti veleni e da quanti anni sono interrati nel sottosuolo dell’azienda chimica di via Taliercio. Ci sono infatti validi motivi per ritenere che anche in altre zone possano trovarsi rifiuti pericolosi per l’ambiente. Ed è per questo che l’attenzione, dopo gli ultimi ritrovamenti, sta per spostarsi anche sui capannoni ancora utilizzati dalla Polimeri. Sotto il pavimento di alcuni magazzini, si parla di almeno tre e non molto distanti dall’area in cui sono emersi gli ultimi fusti, partiranno nuove ricerche a caccia di altri veleni.
Ma per fare questo servirà una strumentazione precisa: il georadar, i cui costi però sono piuttosto onerosi. La stessa strumentazione, alcune settimane fa, aveva fatto saltare fuori la terza vasca mai denunciata in precedenza. Ma che cosa ci si aspetta di trovare lì sotto? L’ipotesi è quella di altri fusti di fanghi provenienti dalla produzione del clorosoda. I precedenti cinquecento fusti erano spuntati un mese fa sul monitor del georadar durante un'indagine stratigrafica sui terreni chiesta dal ministero dell’Ambiente. Una ricerca sull'area del colosso chimico fino a quattro metri di profondità. Al momento si può solo parlare di rifiuti pericolosi, sostanze sulla cui natura c'è ancora incertezza. Fanghi, mercurio, altro?
Nei prossimi giorni la risposta arriverà dalle analisi. Intanto però gli organi competenti qualche domanda in più se la stanno facendo, visto e considerato che nell’ultimo mese con quella ancora da scoprire sarebbero almeno due le discariche venute alla luce: i 500 fusti della vasca numero 3 e quella su cui si concentreranno le prossime indagini (oltre alle palline di mercurio).
Intanto, come pubblicato venerdì dalla Gazzetta di Mantova, l’Arpa ha inviato una relazione alla Polimeri contenente alcune prescrizioni. Prima fra tutte quella di bonificare le tre vasche con i rifiuti. Ordinati anche i controlli sulla falda, soprattutto in relazione alla presenza delle palline di mercurio. Si vuole capire se la sostanza ha raggiunto la zona acquifera. Riguardo invece le vecchie vasche denunciate da Montedison negli anni Novanta l’Arpa nel dossier scrive che: «sono esposte agli agenti atmosferici da oltre 30 anni; la soletta è ammalorata; sono state impropriamente utilizzate per lo stoccaggio di materiali vari e sottoposte al transito dei mezzi di lavoro; i fusti non risultano annegati nel cemento ma solo ricoperti con materiale inerte e sono probabilmente deteriorati. Si ritiene che tale situazione sia particolarmnete critica e costituisca un potenziale pericolo per l’ambiente, la salute pubblica e degli operatori».
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