In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Bonifica veleni della Collina La Prestigiacomo dà l’ok

Il ministro dell’Ambiente firma il decreto d’urgenza. Entro 4 mesi via ai lavori, con una fideiussione da 42 milioni

2 minuti di lettura

di Corrado Binacchi

La svolta risale ad una decina di giorni fa con la firma, da parte del ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, di un documento atteso da tempo. A distanza di tre anni e mezzo dalla prima presentazione del progetto di bonifica dell’area Collina, con gli interventi di rimozione dei rifiuti e dei terreni contaminati, il ministro ha messo il sigillo sul decreto d’urgenza che autorizza la società del gruppo Eni a dare il via ai lavori. In fretta. Perchè dopo aver messo nero su bianco un lungo elenco di prescrizioni, la Prestigiacomo dà un termine tassativo all’azienda che, a livello di gruppo, si occupa del risanamento.

Un’eredità ingombrante di un passato neanche troppo lontano, che richiede una sforzo economico a sei zeri. Ecco, allora, che i quattro mesi dalla notifica del decreto (datato 14 giugno) sembrano finalmente portare una ventata di ottimismo per un sito industriale che troppo spesso ha ragionato di bonifiche solo a parola. E a conferma che oggi dalle parole si può finalmente passare ai fatti, c’è l’articolo 4 del decreto ministeriale. «A garanzia della corretta esecuzione o del completamento degli interventi previsti (la rimozione cioè di terreni e fanghi intrisi di idrocarburi, residui di lavorazione solidi con presenza di solventi aromatici e fanghi da demercurizzazione), Syndial spa dovrà presentare una fideiussione bancaria a Regione Lombardia». L’importo? La metà di 84 milioni e 639mila euro, la somma prevista nel progetto. Insomma, stavolta non si scherza.

Al centro della vicenda, che si trascina da anni tra continui rimpalli di responsabilità tra azienda e Ministero, c'è una vasta area fortemente contaminata dai veleni. Con un cratere dove i rifiuti industriali affiorano a cielo aperto. Di un progetto per la messa in sicurezza del sito, e per la successiva bonifica - con investimenti nell'ordine di 90 milioni di euro - si parla da anni. Dal 2003, quando l'intera area industriale è diventata sito di interesse nazionale.

Il progetto di rimozione dei rifiuti è finito una prima volta al centro della conferenza decisoria nel 2007, ed è stato ritenuto approvabile nel luglio del 2009. Ma, nonostante le promesse della società del gruppo del cane a sei zampe, e i ripetuti solleciti della Provincia, non è mai entrato in fase operativa.

Fino alla fine dello scorso anno Syndial diceva di essere in attesa del decreto ministeriale di approvazione, e il dicastero ribatteva che il decreto d'urgenza non era mai stato chiesto dalla società che si occupa di bonifiche dei siti inquinati. A fine anno l’ultimo colpo di scena, che rischiava di rinviare ancora una volta l’intervento tanto atteso.

Con nota inviata a Palazzo di Bagno la società del gruppo Eni aveva afferma che «stava redigendo il nuovo progetto di bonifica dei terreni e della falda sottostante i rifiuti della Collina, da realizzare quanto prima, da attivare dopo la realizzazione dell'asportazione dei rifiuti. Con tale elaborato, che si integrerà con il progetto di rimozione dei rifiuti, il Ministero avrà l'opportunità di emanare un decreto omnicomprensivo degli interventi di bonifica, ovvero la società rivaluterà l'opportunità di richiedere l'emissione del decreto d'urgenza per dare l'avvio ai lavori di bonifica».

Nella stessa lettera Syndial sosteneva però che «non sussistono le condizioni di emergenza tali da richiedere l'emissione del decreto d'urgenza, perchè le misure di prevenzione sono state ritenute idonee dall'Arpa». Di fronte ad un’ipotesi del genere, l’ex assessore provinciale all’ambiente, Giorgio Rebuschi, aveva risposto con fermezza chiedendo «l’attivazione, con la massima sollecitudine, delle procedure per rendere operativa la fase di rimozione dei rifiuti dalla Collina». Come inchiodare l’azienda alle proprie responsabilità? Rimettendo nero su bianco il parere più volte espresso dall’Asl, alla luce delle numerose campagne di monitoraggio delle acqua di falda del polo chimico. «Per la collocazione vicino al Mincio e al canale Sisma, per l'insufficiente profondità delle palancole, e per la grande quantità di sostanze depositate, l’Asl considera l’area Collina un imminente rischio per la salute».

Un allarme ribadito solo poche settimana dopo, in gennaio, dai tecnici di via dei Toscani («la contaminazione dell’area è nella condizione, se non bonificata, di raggiungere in tempi brevi il Mincio ed il canale Sisma, con conseguente rischio per la salute della popolazione») e dal Comune (in febbraio), che aveva definito «non ulteriormente procrastinabile la rimozione dei rifiuti».

I commenti dei lettori