Rumori, polveri e discariche Ecco i paletti al progetto Eni
Per la bonifica della Collina dei veleni il ministero dell’Ambiente impone un fiume di prescrizioni

di Corrado Binacchi
MANTOVA. Uno protocollo di monitoraggio delle emissioni in atmosfera, per il controllo di un cantiere complesso, che andrà avanti per anni. E’ solo una delle numerose prescrizioni messe nero su bianco dalla segreteria tecnica del ministero dell’Ambiente nel decreto che autorizza Syndial spa a partire con il progetto di bonifica della Collina dei veleni. Vincoli e paletti vanno ad ampio raggio: controlli sui terreni e sui fanghi che verranno asportati, pozzi per captare il surnatante - il rifiuto composto da scarti di idrocarburi che galleggiano sulla falda - ed evitare che finisca nel Mincio e nei laghi. E, ancora, misura per il controllo dei rumori e dei flussi di trasporto del materiale, che dovrà essere tracciato e smaltito in apposite discariche.
Nell’atto siglato una decina di giorni fa dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e che chiude formalmente una vicenda che si trascinava da anni, non c’è solo la prescrizione che fa riferimento alle garanzie economiche. Perché oltre a sottoscrivere una fideiussione da 42 milioni di euro (beneficiario il Pirellone) a garanzia del rispetto di un piano di investimento da 84 milioni di euro, la società che fa parte del gruppo del cane a sei zampe dovrà rispettare precisi vincoli e prescrizioni rigide. Eccoli.
«Poiché il completamento dell’intervento è demandato ad un successivo progetto di bonifica - si legge nel decreto - è indispensabile che la rimozione delle palancole (una sorte di parete di laminati d’acciaio) ed il ripristino dello stato dei luoghi previsto nel piano, avvengano solo a condizione che sia stato approvato il progetto di bonifica generale dei suoli e della falda». Rimuovere dalla Collina i veleni - la società ha quattro mesi di tempo dalla notifica del decreto per dare il via ai lavori - non sarà insomma un’impresa facile, anche sul piano della gestione ambientale. Ecco, allora, la richiesta dettata dal Ministero di «prevedere l’asportazione del surnatante mediante pozzi idonei», l’obbligo di «predisporre un piano di misura e controllo delle caratteristiche geotecniche dei terreni, eventualmente anche durante l’avanzamento lavori» e di «attuare un piano di monitoraggio degli spostamenti e degli assestamenti delle palancole ai fini della sicurezza».
Altro capitolo delicato è quello relativo alle attività di scavo. I tecnici del dicastero chiedono «per l’area dedicata al confezionamento dei rifiuti una copertura mobile, provvista di un sistema di aspirazione e trattamento dei vapori» e suggeriscono una misura simile «anche per le aree di scavo» e per le zone del cantiere «destinate alla movimentazione e alla selezione dei rifiuti». Altro paletto. «Tutti i materiali escavati, accumulati e rimossi devono essere rintracciabili in ogni fase». Per la caratterizzazione e l’analisi dei rifiuti il Ministero impone aree di deposito con cumuli non superiori a 500 metri cubi, con sondaggi e campioni ogni metro e mezzo lungo la verticale del cumulo, e ad una profondità di una decina di metri dal terreno.
Particolare attenzione viene prestata poi alle acque di scavo «da avviare ad impianti di trattamento-smaltimento autorizzati» e ai siti dove smaltire i rifiuti. «Dovranno essere individuati esattamente - si legge nel decreto - prevedendo un solo conferimento intermedio». Il trasporto all’esterno dei rifiuti? Dovrà essere eventualmente concordato dai progettisti di Syndial con gli enti locali e di controllo. E poi, ancora, il pacchetto di misure per il controllo delle emissioni in atmosfera, con un protocollo che indichi «numero e ubicazioni delle stazioni di misura, parametri misurati - compreso il Pm10 - frequenza di campionamenti, soglie di allarme, misure di sicurezza e frequenza dei report».
E i rumori? Nel decreto si chiede all’azienda «la valutazione previsionale dell’impatto acustico» che dovrà essere firmata da un tecnico competente in acustica ambientale. L’obiettivo? Verificare il rispetto dei limiti sia nel cantiere che vicino alle case.
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