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Il Comune assegna 36 alloggi Erano vuoti da tre anni

A metà ottobre i primi inquilini nella nuova casa di via Volta. Sono circa 600 le famiglie in lista per un appartamento

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di Nicola Corradini

A quasi tre anni di distanza dalla loro conclusione, sembra essere arrivata l’ora della consegna agli inquilini dei 36 alloggi a canone sociale di via Volta, in Valletta Valsecchi. Dall’assessorato alla casa del Comune sono già partite le chiamate ai futuri abitanti del palazzo costruito all’angolo con via Grossi sulle macerie dei fatiscenti condomini popolari costruiti negli anni ’50 e fatti abbattere dalla giunta Burchiellaro. La settimana prossima inizieranno le visite degli alloggi.

I primi inquilini dovrebbero andare ad insediarsi tra un paio di settimane circa. Le prime ad essere chiamate sono tre famiglie che abitavano nei palazzi originari e trasferite assieme alle altre decine di inquilini a Colle Aperto in un complesso di appartamenti comunali. Le famiglie avevano chiesto di poter ritornare in Valletta Valsecchi una volta inaugurati i nuovi condomini (l’altro, a canone moderato, è ormai abitato da più di un anno). Nei giorni successivi l’assessorato condurrà a visitare gli alloggi le persone inserite nella graduatoria per le case popolari.

I 36 appartamenti del caseggiato, ovviamente, sono una piccola goccia a fronte dei circa seicento nuclei familiari inseriti nella lista d’attesa per un posto in una casa popolare. Ma si tratta comunque di appartamenti attesi da famiglie con un reddito molto modesto e alloggiate in case private con affitti a valori di mercato. La domanda di alloggi a canone sociale, quindi proporzionale al reddito Isee e nettamente inferiore ai prezzi di mercato, rimane sempre elevata. Per questo anche la sessantina di appartamenti dell’Aler, pronti da anni ma mai assegnati, rappresentano una risorsa abitativa che non può rimanere inutilizzata. La storia della casa comunale di via Volta è paradossale, Finiti i lavori quasi tre anni fa, gli appartamenti sono rimasti deserti per una serie di incredibili ritardi sia negli allacciamenti sia nelle varie pratiche sulla concessione delle certificazioni di sicurezza e collaudo.

Persino la pulizia degli ambienti ha richiesto una lunga trafila burocratica, tanto che quella casa è stata spesso motivo di tensione tra l’assessorato al welfare, che attendeva la fine dei lavori, e quello alle opere pubbliche.

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