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L’aborto, il lutto e il perdono

“La stanza vuota”, il libro di una mamma mantovana

di Maria Antonietta Filippini
1 minuto di lettura

Abortire e poi raccontarlo alle proprie figlie, che nemmeno sapevano che mamma era incinta, ma sono tra le ragioni che hanno i genitori che un terzo figlio non lo avrebbero retto, già stanchi e svuotati. E’ la storia vera che Maria Elena Sacchini, mantovana, ha vissuto e raccontato nel libro “La camera vuota”, edizioni Paoline, presentato in una sala affollatissima in Curia. La giovane donna, presente in sala, dopo l’aborto si è pentita, ha provato il lutto e il rimpianto per il bambino che avrebbe potuto nascere. E’ stata sopraffata dal senso di colpa e dal sentirsi scomunicata. E’ cattolica e la Chiesa, come spiega all’incontro don Paolo Gibelli, in realtà perdona chi si rende conto di ciò che ha compiuto. «La scomunica serve a sottolineare la gravità, e vi si ricorrequando non è bastato il fratello che ti prende da parte e ti parla...». Ma questa donna, in realtà, deve fare pace con se stessa. E ci riesce soltanto uscendo dal silenzio, dichiarando il proprio errore, preferendo la verità all’ipocrisia. Quella di tanti cattolici che non criticano apertamente il dettato della Chiesa, ma poi risolvono i propri problemi senza tenerne conto.

Il racconto è ben scritto, interessante, a tratti poetico. E non si può negare che il suo esporsi - bella, capelli lunghi scuri, un viso dai lineamenti regolari e vagamente da madonna - crea imbarazzo, quasi che il guardarla fosse morboso, come se la si stesse spiando. E invece no, esce altro dai commenti al libro fatti in sala da Gabrio Zacchè, Armando Savignano, Beppe Sivelli, Rodolfo Signorini, don Stefano Prandini, Giancarlo Odini, suor Paola delle Paoline. Il messaggio forte della mamma che ritrova se stessa affrontando lo sguardo degli altri, è nell’accettazione del proprio errore, nel non pretendere di essere capace di decidere sempre la cosa giusta. Nel sapersi perdonare. Una conquista per chi è cattolico, come per chi non lo è. Un libro, “La stanza vuota”, che può interessare anche chi non considera che abortire sia come uccidere una vita. Ma sa che la vita non è facile per nessuno. Ma bisogna andare avanti.

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