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Intervento in extremis, salvo l’ex trapiantato

Vent’anni fa il cuore nuovo, poi il rigetto. Il figlio: «Lo davano tutti per spacciato». Coronarie totalmente occluse: al Poma riesce l’operazione che non ha precedenti

di Roberto Bo
1 minuto di lettura

In casa per un paio d’anni, prigioniero di un cuore che si era riammalato dopo 20 anni. Senza forze, quasi sempre a letto, con il rischio infarto ogni momento. Poi il tracollo, alcuni mesi fa, e per altri 45 giorni sempre a letto, sotto flebo, in ospedale. Spacciato, con nessuna prospettiva di farcela, gli avevano detto quasi tutti i medici contattati negli ospedali del nordItalia. «Purtroppo – racconta il figlio – a volte andiamo a cercare l’oro in America e invece si trova sotto casa».

Sotto casa è via Lago Paiolo, ospedale di Mantova. Giancarlo Grecchi, 72 anni, ex dipendente Iveco, in pensione dal 1992, sta tornando alla vita. Un mese fa l’intervento al Carlo Poma, unico, forse mai realizzato su un paziente cardiopatico e con un cuore trapiantato 19 anni prima. Così almeno risulta in letteratura medica, tanto che i cardiochirurghi mantovani invieranno a breve un report alla società scientifica chiedendo la pubblicazione del caso sulle riviste specializzate. Ma in che cosa è consistito l’intervento? Quattro ore in sala operatoria per pulire le coronarie e togliere lo stampo calcifico. Coronarie occluse dopo una lunga degenerazione, a distanza di anni dal trapianto. Impossibile tentare la strada dei by-pass, operazione utile in caso di placche qua e là, ma nel caso di Giancarlo Grecchi le arterie erano ormai quasi totalmente chiuse e il suo cuore si stava spegnendo. Un tentativo quasi disperato, studiato dal primario di cardiochirurgia del Poma Manfredo Rambaldini, rimasto sempre a stretto contatto con il suo collega della Cardiologia, Roberto Zanini, e con l’equipe di rianimatori. Alla fine si è deciso di procedere con una endo-arterectomia su entrambe le coronarie, un intervento mai osato su un paziente trapiantato ed eseguito in pochissimi casi su cardiopatici.

Prima di entrare in sala operatoria Grecchi non poteva più scendere dal letto e veniva alimentato solo con le flebo. Non digeriva più e non camminava più e la sua vita che si stava spegnendo lentamente. «Ora è a casa – dice il figlio Claudio – sta facendo riabilitazione e inizia a camminare. Certo ci vorrà ancora qualche mese, ma è vivo, quando tutti ce lo avevano dato per spacciato. I medici mantovani sono riusciti dove tutti gli altri avevano già mollato. Medici competenti e umili. Ad un certo punto – continua il figlio del pensionato operato – hanno chiesto a noi famigliari di osare con un’operazione studiata per il nostro caso e della quale non c’erano riscontri al mondo. Ero sicuro che ce l’avremmo fatta. Mio padre è passato dall’unità coronarica, alla cardiologia, alla rianimazione, alla cardiochirurgia, alla riabilitazione. E grazie a tutte le persone che operano in questi reparti a 72 anni si sta riaffacciando alla vita».

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