Solo un consigliere su due studia le carte del Comune
Due anni di lavori in aula: metà degli eletti non ha mai chiesto atti agli uffici. Romano in testa, pioggia di interrogazioni per Bondioli Bettinelli e Banzi
di Gabriele De Stefani
La prima puntata, dedicata ai lavori del consiglio provinciale, aveva alzato il velo su un’aula di Palazzo di Bagno paralizzata: solo nove eletti attivi. Ora tocca ai colleghi del Comune. Il confronto riflette difetti simili, perché anche in via Roma la platea dei consiglieri che non cercano le carte negli uffici dell’amministrazione è molto ampia (solo 18 su 39, presidente escluso) e i due partiti principali (Pdl e Pd) non brillano per dinamismo. Prima di analizzare i dati dell’ufficio di presidenza, alcuni chiarimenti di metodo. Vale la premessa già sancita per la Provincia: accessi agli atti, interrogazioni e mozioni non bastano a dire se un consigliere è attivo, perché ci sono anche altre azioni meno visibili che possono avere altrettanta, se non maggiore efficacia (filtro tra cittadini e giunta, commissioni, proposte in sede politica). Ma sono gli unici misurabili oggettivamente. Altra considerazione preliminare: a differenza del consiglio provinciale, non sono state eliminate le iniziative di gruppo, perché dopo 24 mesi la mole è troppo voluminosa.
Approfondiscono in pochi. L’accesso agli atti è lo strumento che dà meno visibilità ma più informazioni ai consiglieri: firmano una richiesta e ottengono i documenti che passano per gli uffici. Ma anche in Comune, come in Provincia, pochi ne fanno uso: solo 18 dei 39 eletti in due anni e dieci di questi hanno presentato una sola richiesta (Massimo Allegretti, Matteo Campisi e Andrea Murari del Pd, Pier Luigi Baschieri e Giacomo Giatti del Pdl, Viviano Benedini dell’Udc, Claudio Bottari e Tiziano Comini della Lega e i benediniani Sebastiano Riva Berni e Gianni Bombonati). Il più intraprendente è Carlo Romano, benediniano ex Pdl (foto a sinistra), che ha chiesto per 32 volte di vedere le carte. Dietro di lui il leghista Celestino Dall’Oglio a quota nove e l’ex sindaco Fiorenza Brioni a sette. Gli altri 21 - tra i quali, va precisato, le new entry Luigia Bettoni e Francesco Zanazzi - si sono sempre accontentati delle delibere di giunta o, al massimo, di quel che passa per sito e consiglio. Nessuna analisi più approfondita di documenti e numeri.
Gli interroganti. All’ordine del giorno di ogni seduta un fiume di interrogazioni e mozioni. Dall’utilità spesso discutibile. Ad esempio lunedì in via Roma si discuterà di manovra del governo, acquisto di cacciabombardieri e guerra in Libia. Impossibile entrare nella selva e distinguere le sole sollecitazioni su temi amministrativi. Pur nella difficoltà di scorporare le azioni individuali, la netta maggioranza dei documenti è di gruppo: basta notare come gli iscritti alla stessa formazione tendano ad avere numeri simili. La classifica premia Fausto Banzi di Per la sinistra unita che, pur con un ampio ricorso a interrogazioni ideologiche, ha firmato 75 documenti da portare in aula. Dietro di lui Claudio Bondioli Bettinelli con 74 e Luca De Marchi con 55.
Pd soft. Con dieci eletti e lo scettro di primo partito della città, toccherebbe al Pd il ruolo di guida dell’opposizione, ma i numeri premiano due esperti frequentatori del palazzo quali Banzi e Bondioli Bettinelli. E i democratici? Cinque non hanno mai chiesto l’accesso agli atti (il capogruppo Giovanni Buvoli, Giuseppe Nicolini, Doriano Piva, Benedetta Zecchini e Dino Stermieri) e i tre citati in precedenza lo hanno fatto una volta sola. Pochi atti firmati anche dal segretario Murari: solo 18, quasi tutti di gruppo e non da primo proponente. In sostanza, la maggioranza non ha avuto grattacapi dall’azione democratica. Pochi atti concreti (zero accessi alle carte e una dozzina tra interpellanze e mozioni ciascuno) anche per Paolo Gianolio e Tonino Zaniboni, più attivo sul fronte politico. Interrogazioni e mozioni scarne per Sergio Ciliegi, che ha firmato due accessi agli atti.
Maggioranza a due velocità. Se i grattacapi al sindaco non arrivano dal Pd, ci pensa parte del centrodestra. E non solo per i fragili equilibri ci che sono già costati due crisi. Il Pdl si muove poco: solo due accessi agli atti per l’intero gruppo e una quota di interrogazioni e mozioni più contenuta nonostante i 12 eletti. La civica Benedini ha il treno-Romano e poi consiglieri meno vivaci, bencheé due di loro abbiano avuto un debutto più recente (Davide Bergamaschi) se non recentissimo (Luigia Bettoni). Più dinamica la Lega: tutti i consiglieri salvo Simeoni (altro subentrato) hanno chiesto carte agli uffici. Anche se quel che più si ricorda di loro è l’aventino che paralizzò l’aula per due mesi.
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