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Assenze all’Ufficio scuola, condannati tre impiegati

Uscivano per la spesa senza timbrare il cartellino: se la cavano con una multa. Altri tre dipendenti assolti «perché il fatto non sussiste». A processo il settimo

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Tre di loro se la caveranno con una multa salata, altri tre invece sono stati assolti. Si è conclusa così la vicenda degli impiegati del Provveditorato che uscivano durante l'orario di lavoro senza timbrare il cartellino. Nessuna batosta: il giudice delle udienze preliminari ha usato la mano di velluto tenendo conto della pochezza del danno arrecato allo Stato: il più assiduo nelle uscite era riuscito ad accumulare non più di tre ore e tre quarti complessive di assenza non giustificata. Dovranno pagare una multa di 4mila euro (corrispondente a tre mesi di reclusione più 400 euro di multa) Maurizio Negrini, 63 anni, di San Benedetto Po e Franca Avosani, 28 anni, residente in città; solo 2.550 euro invece la sanzione per Elena Nicolis, 62 anni, anche lei abitante in città (ha rinunciato all’opposizione al decreto penale).

Assolti invece - «perché il fatto non sussiste» - Anna Maselli, 43 anni, di Mantova, Paola Borsari, 47 anni, di Borgofranco sul Po e Rossana Signorini, 57 anni, di San Giorgio. Per loro, in sostanza, il giudice ha ritenuto che l’ipotesi di truffa non fosse rilevante dal punto di vista economico. Resta un ultimo imputato, la 51enne Lorella Colombari, di Curtatone, che sarà processata in seguito: non ha scelto il rito abbreviato ma l’udienza in aula in forma ordinaria.

Cosa sosteneva l’accusa? Per il pubblico ministero Antonino Condorelli, che aveva chiesto per Negrini e la Avosani la pena più severa (otto mesi di reclusione e 400 euro di multa) e per Signorini e la Maselli l’assoluzione, gli impiegati erano colpevoli di tentata truffa nei confronti dello Stato. Non tutti allo stesso modo, come documentato i carabinieri del nucleo radiomobile di via Chiassi che per mesi, tra la fine del 2008 e la fine del 2009, avevano pedinato e filmato i dipendenti del Provveditorato sospettati di assenteismo.

In buona parte le uscite avvenivano il giovedì, giornata di mercato settimanale. A quanto pare non per passeggiare tra le bancarelle. Ma comunque per fare la spesa. Uno degli imputati, ad esempio, era stato visto dai carabinieri timbrare e poco dopo uscire dalla sede di via Cocastelli per andare a fare la spesa e comprarsi il pranzo al supermarket Pellicano, a due passi dal Provveditorato. Tra le testimonianze raccolte a suo tempo dalla difesa quella dell’ex provveditore agli studi Gianfranco Ghilardotti. Secondo lui le uscite dei dipendenti compensavano le molte ore di straordinario mai pagate dall'amministrazione.

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