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Edili al lavoro gratis in 33 cantieri

Dal Bibiena alla tangenziale: il patto di stabilità blocca i pagamenti degli enti locali. Fermi 3,7 milioni

di Gabriele De Stefani
2 minuti di lettura

Per le imprese edili iscritte all’Ance martedì era il D-day. La D sta per decreto, perché l’associazione di categoria della galassia Confindustria invierà allo Stato un maxi-decreto ingiuntivo da 70 milardi di euro allo Stato. Tanti sono i crediti che le imprese italiane vantano nei confronti della pubblica amministrazione, che non può pagare perché stretta dal patto di stabilità. Ovviamente quella di Roma, sede dell’evento cui hanno partecipato anche i sindaci dell’Anci e i presidenti di Provincia dell’Upi anche loro penalizzati dal patto, è un’azione simbolica, priva di fondamento giuridico. Ma con un significato chiarissimo: lo Stato è il primo responsabile della crisi delle imprese italiane, il primo a non rispettare i patti. A Roma è andata anche una delegazione mantovana, guidata dal presidente Giuseppe Pattarini.

L’Ance di via Portazzolo in questi giorni ha provato a dare la misura dei crediti che l’industria edile vanta verso gli enti locali della provincia. Le risposte sono fioccate rapide dagli iscritti esasperati: sono 33 i contratti d’appalto onorati dalle imprese (che hanno lavorato) ma non da Comuni e Provincia (che non hanno potuto pagare). Bloccati nelle casse pubbliche ci sono tre milioni 670 mila euro che le aziende dovrebbero avere già sui loro conti correnti. Non si contano, perché extra-Ance, i milioni di euro attesi da artigiani e fornitori di servizi vari.

Nell’elenco c’è di tutto, a partire da una pioggia di lavoretti da poche migliaia di euro: manutenzioni ordinarie assortite, poche giornate o poche ore di lavoro ancora non pagate. E poi appalti pesanti. La facciata e il tetto di palazzo Accademia, quello che ospita il teatro Bibiena? Restituiti all’antico splendore nell’estate 2010, ma a quasi due anni di distanza l’azienda che si era occupata del cantiere non ha ancora visto un euro dei 431mila che le spettavano. A bocca asciutta anche l’impresa edile che nel 2011 s’è occupata di tutta la riasfaltatura delle strade di competenza della Provincia (lavori per 812mila euro) e che l’anno precedente aveva costruito il primo lotto della tangenziale dal Gombetto a Marmirolo fatturando 366mila euro.

Anche nei Comuni più piccoli - ma oltre i 5mila abitanti, perché al di sotto della soglia per ora il patto di stabilità non impone vincoli - i lavori si appaltano ma non si pagano: 300mila euro attesi per i marciapiedi di Eremo e 305mila per la riqualificazione delle vie delle frazioni di Marcaria. Fattura più recente, ma anch’essa ancora da onorare, per la manutenzione del canile: 125mila euro non riconosciuti a chi ha già lavorato.

Se le cifre dovute ad appaltanti e fornitori finissero nel computo - è la stima dell’Ance - il rapporto tra debito pubblico e pil crescerebbe di quattro punti percentuali: dal 124 al 128% del prodotto interno lordo. Così non è perché le fatture non onorate per diciotto mesi vengono considerate debiti commerciali. Solo dopo un anno e mezzo dalla scadenza diventano debiti finanziari ed entrano nel bilancio dello Stato.

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