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Vince la causa sullo speed check Ma alla fine deve pagare la multa

Castiglione. Filmò i vigili nascosti e il giudice gli diede ragione: il Comune però si era opposto L’amarezza di Benatti: «Non potevo permettermi un avvocato, la legge non è uguale per tutti»

di Francesco Romani
1 minuto di lettura

CASTIGLIONE DELLE STIVIERE. Ha ottenuto pienamente ragione dal giudice di pace, ma alla fine ha dovuto pagare lo stesso la multa di 175 euro elevata attraverso lo speed check di via Napoleone III. Il caso è quello di Fabio Benatti, il cittadino che aveva fotografato e filmato i vigili mentre, dopo aver piazzato l’autovelox all’interno della colonnina arancione, abbandonavano la postazione e si posizionavano su una via parallela, rendendosi difficilmente visibili dagli automobilisti. Una condotta che il giudice di pace di Castiglione, l’avvocato Rossella Barbaro, aveva pesantemente censurato, accogliendo il ricorso di Benatti. Nel servizio di speed check o autovelox mobile, i vigili, scrisse nella sentenza «devono rendersi visibili giorno e notte» agli automobilisti. Non possono nascondersi perché questo è un modo di ingannare i soggetti controllati. «L'agente nascosto viola i normali principi di trasparenza e correttezza che dovrebbero informare tutte le azioni dell'Amministrazione» determinando «nel cittadino un sentimento di avversità».

La multa, insomma, è illegale se l’agente si nasconde. Ma il Comune aveva eccepito che la giurisprudenza non è chiara e che per essere nel giusto basta che gli agenti “presìdino” l’autovelox, ovvero che lo tengono sott’occhio, anche da distanza. Per chiarire le posizioni aveva quindi deciso di impugnare la sentenza, riportando in Tribunale il caso. «Purtroppo la legge italiana non consente in appello ad un cittadini di difendersi da solo. Dovevo necessariamente trovare un avvocato che mi difendesse – spiega Benatti –. Ma nonostante il mio appello pubblico, non ho trovano nessuno che lo facesse gratuitamente. i costi andavano dai 1.200 ai 3mila euro, sia che alla fine avessi vinto la causa, sia che avessi perso».L’alternativa era aderire alla cosiddetta “transazione”. «In pratica se avessi pagato la multa, il Comune avrebbe ritirato il suo ricorso – spiega Benatti –. E' chiaro che ho dovuto accettare questa "transazione" per evitare di sostenere spese assurde. Si evince ovviamente che i cittadini che hanno vinto in primo grado si trovano per paura di dover pagare cifre esorbitanti a trovare, nella migliore delle ipotesi, un accordo con la Pubblica Amministrazione che ovviamente ne esce sempre vincente anche nel "possibile" torto. Secondo l'articolo 24 della Costituzione “Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e vengono assicurati ai meno abbienti i mezzi per difendersi davanti ad ogni giurisdizione”. Io guadagno mille euro al mese e non potevo difendermi, mentre il Comune, per fare causa a me, ha usato i soldi dei cittadini. Purtoppo diciamocelo – conclude amaramente Benatti – , la verità è ben diversa, la legge è una cosa per ricchi o nullatenenti».

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