Dall’idrogeno alla spazzatura: così è finito il progetto europeo
Il distributore multienergy dell’Eni inaugurato sei anni fa in pompa magna ora è una discarica. Ue e Regione avevano sborsato 20 milioni di euro per pagare la sperimentazione fatta dal Comune
di Sandro Mortari
MANTOVA. Doveva essere il fiore all’occhiello della nuova tecnologia per le auto all’idrogeno, nettamente più risparmiose di quelle a benzina o a gasolio, e invece si è trasformato in una discarica abusiva. È quel che resta del distributore multienergy dell’Eni (marchio Agip) di via Francesco Vaini, in piena zona industriale di Valdaro. Lì vi si produceva direttamente idrogeno per autotrazione ed era il secondo in Italia dopo quello in provincia di Livorno e il terzo in Europa dopo quello tedesco a Francoforte. Un ponte sul futuro delle energie alternative.
Inaugurato nel settembre del 2007 come fulcro del progetto Zero regio, un programma rivoluzionario voluto dall’Unione Europa nel 2001 che lo ha finanziato, e dalla Regione Lombardia, con la partecipazione di Eni, Sapio, Fiat e Mercedes, era stato anche il punto di riferimento per la flotta all’idrogeno del Comune di Mantova. La Regione aveva dato in uso, infatti, all’amministrazione di via Roma tre Panda ad idrogeno per testarne l’affidabilità su strada.
Terminata la sperimentazione nel maggio 2010, la stazione di servizio è rimasta attiva, tra aperture e chiusure, sino a otto mesi fa quando su di essa è calato definitivamente il sipario, affondata anche dalla mancata realizzazione della bretella che avrebbe dovuto collegare Valdaro alla A22. E che ha privato il distributore di quel passaggio di auto e di tir che si auspicava all’inizio. Adesso al posto delle colonnine che erogavano carburanti ci sono solo immondizia e abbandono. «Mi si stringe il cuore ogni volta che passo di lì» sospira Davide Oneda, ora funzionario dell’Aster e all’epoca coordinatore della sperimentazione per conto del Comune.
«Se penso al lavoro che abbiamo fatto - aggiunge - mi viene da piangere vedendo come è ridotto quel distributore, ma il Comune - si affretta a precisare - non è responsabile di nulla. Anzi, quando tutto finì, ricevemmo i complimenti per il lavoro svolto e cioè l’utilizzo delle auto a titolo sperimentale e la diffusione delle relative informazioni scientifiche».
Quel distributore fui inaugurato in pompa magna il 21 settembre 2007 dall’allora governatore della Lombardia Formigoni, dall’attuale amministratore delegato di Eni, Scaroni e dal sindaco di Mantova del tempo, Fiorenza Brioni. L’Unione Europea aveva messo a disposizione 20 milioni di euro per il progetto italo-tedesco; al Comune di Mantova furono erogati 345mila euro. Il progetto doveva essere cofinanziato dal Comune, che scelse di mettere la sua quota sottoforma di personale, e dalla Regione, che mise 1 milione 200mila euro per acquistare le tre Panda, e per la loro manutenzione, poi affidate al Comune virgiliano.
Finita la sperimentazione Eni e Sapio hanno rimosso l’impianto per la produzione di idrogeno e lo hanno spostato in un loro stabilimento, mentre le tre Panda della Regione sono finite in un centro di ricerca del Trentino per una serie di studi condotti con la Provincia autonoma. Fiat ed Eni non hanno dato più segnali di vita sul progetto idrogeno e così tutto è finito nel dimenticatoio. Nel frattempo, vanno avanti le joint-venture tra le case automobilistiche straniere per le vetture ad idrogeno di terza generazione. Insomma, in Italia e a Mantova si è contribuito ad una ricerca i cui risultati, adesso, sono utilizzati all’estero.
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