Lo Stato non paga i debiti: Mantova aspetta 6 milioni
La maggior parte dell’arretrato è per le spese destinate agli uffici giudiziari. Il municipio anticipa i soldi per bollette e lavori ma il ministero non rimborsa
di Sandro Mortari
MANTOVA. Oltre sei milioni di euro. A tanto ammonta il credito che il Comune di Mantova vanta nei confronti dello Stato. E per la maggior parte (più di 5 milioni) generato dagli uffici giudiziari negli ultimi tre anni. È il cruccio di molte amministrazioni comunali: mettere a disposizione del ministero di Giustizia i locali per i Tribunali, pagare tutte le spese di acqua, luce e riscaldamento e, a fine anno, vedersi riconoscere, se va bene, circa la metà di quello che ha anticipato.
Canone mai fisso. Le direttive ministeriali impongono che i Comuni forniscano i locali che servono per amministrare la giustizia. Fino agli anni 90 c’era un canone figurativo che veniva riconosciuto ai Comuni, oltre alle spese per le utenze. Poi sono cambiate le regole del bilancio statale; i canoni figurativi sono stati soppressi e il ministero non ha più pagato l’affitto. «A metà degli anni 2000 - spiega Marzia Malacarne, dirigente del settore economico, finanziario e tributario del Comune virgiliano - qualche Comune ha ripreso ad incassare l’affitto. E così, abbiamo dato mandato ai nostri uffici del demanio di fissare un canone di mercato e richiederlo al ministero. Il quale, però, ogni anno ci riconosce al massimo il 35-40% dell’affitto richiesto e il 90-95% della spesa per le utenze».
Acconto e saldo. Lo Stato, ogni anno, eroga due tranche, un acconto e un saldo, che non coprono mai la cifra sborsata dal Comune. Il quale, alla fine, è costretto a rimetterci. L’esempio è l’anno 2010: «Allora - spiega Isabella Dall’Oca, funzionario del settore economico, finanziario e tributario - chiedemmo 2.001.552,23 euro, di cui 1.127.803,96 come affitto. Alla fine abbiamo incassato solo 1.320.500 euro. Questo è l’ultimo contributo a saldo delle spese sostenute e del contributo in conto affitto che abbiamo ricevuto. E non avremo altro visto che sia per noi che per lo Stato la contabilità per quell’annata è ormai chiusa».
Spese e rendiconto. Negli anni successivi non è che sia andata meglio, anzi. Dal 2011 ad oggi il Comune ha ricevuto solo 716.405 euro a fronte di una richiesta al ministero di 5 milioni 963mila euro e rotti. Questo il dettaglio: nel 2011 le spese rendicontate sono state di 1.092.090,05 euro, a cui va aggiunto l’affitto per gli stabili di proprietà del Comune (Palazzo di giustizia di via Poma, procurina di via Conciliazione, ufficio di sorveglianza di via Chiassi, giudice di pace in via Principe Amedeo e adesso trasferito in via da Schivenoglia, archivio giudiziario a San Giorgio) quantificato in 1.154.871,26 euro: dal ministero sono arrivati solo 716.405 euro. Nel 2012 le spese sono state di 898.652,99 euro (personale distaccato, riscaldamento, acqua, luce, manutenzione ordinaria, servizio di sorveglianaza e tariffa rifiuti) e 1.175.658,94 euro di affitto (che via Roma aggiorna annualmente secondo l’indice Istat): contributi pervenuti, zero.
Percentuali diverse. Stessa situazione per il 2013: finora sono stati pagati 499.591,62 euro di spese, a cui si aggiunge 1.180.000 euro di affitto, senza ricevere un euro. «Il ministero - dice la Dall’Oca - riconosce una quota dell’affitto per gli stabili dati dall’ente che varia a seconda delle disponibilità finanziarie del ministero stesso. In questi anni è stato riconosciuto in misura variabile pari al 35% del valore richiesto». Di tutto quello che non arriva il Comune è costretto a farsi carico, tant’è che nel bilancio di previsione 2013 alla voce amministrazione della giustizia è stato iscritto, in uscita, un milione 400mila euro.
I trasferimenti. Tra i crediti del Comune nei confronti dello Stato ci sono anche 941mila euro di trasferimenti del 2012 che non sono ancora stati erogati. Oltre ad una quota di Imu, 38mila euro, non ancora liquidata. «Ci hanno però riconosciuto 7.700 euro come contributo alla lotta all’evasione fiscale - sottolinea la Malacarne - È il frutto dell’accordo stipulato con l’Agenzia delle entrate. Durante la nostra attività di accertamento delle imposte comunali, incrociando varie banche dati, abbiamo segnalato al fisco presunti evasori. L’Agenzia ha fatto i suoi controlli e tre delle nostre segnalazioni sono andate in porto. Quello che lo Stato è riuscito a recuperare, 7.700 euro appunto, è stato girato nelle casse del Comune di Mantova».
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