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Abusava della nipotina nella casa delle vacanze

Pensionato 63enne di Castiglione condannato in Cassazione a 2 anni e 8 mesi. La ragazza oggi ha 25 anni: «Basta silenzi, non voglio succeda più a nessuno»

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CASTIGLIONE. Venticinque anni, una laurea e un lavoro. Una vita piena e dinamica. Ma dentro, un’ombra. Un’ombra che, fin da quando può ricordare, non riesce a scacciare. Sono gli incubi degli abusi subìti in silenzio da quando era solo una bambina. Per le violenze ora il responsabile pagherà: è un parente lontano, un pensionato 63nne di Castiglione che di recente è stato condannato in Cassazione a 2 anni e 8 mesi. La giovane donna, che adesso vive a Lonato, dopo anni di silenzi e vergogna, grazie alla psicoterapia ha trovato il coraggio di parlare.

«Ho deciso di raccontare la mia odissea perché voglio che la gente capisca come queste cose avvengono - spiega - Vorrei poter essere d'aiuto alle persone che si trovano in questa situazione e vorrei che tutti quelli che fanno finta di niente si facessero un esame di coscienza». Il riferimento per esempio è alla madre, che dopo aver scoperto degli abusi la invitò a «non pensarci» per la paura di uno scandalo; e pure alla moglie dell’orco e ad altri parenti, soprattutto donne, che non ebbero il coraggio di presentare una denuncia e fermare il pedofilo.

Le violenze avvenivano nell’abitazione della ragazza - che per un periodo ha vissuto a Castiglione, in quella dello zio, oppure nella casa di vacanza in montagna, dove tutta la famiglia allargata si ritrovava d’estate. Lì avvenivano con maggior frequenza. Proprio in quel luogo simbolo di serenità l'epilogo della persecuzione: lei 13enne riposa nel letto, lui che si avvicina e per l'ennesima volta mette in scena quel «gioco proibito».

L'ultimo atto di un copione terribile durato sette anni, dal 1993 al 2000, e che al responsabile degli abusi è costato una condanna a 2 anni e 8 mesi. Pena recentemente diventata definitiva in Cassazione. L'imputato però è stato riconosciuto colpevole solo dell'abuso commesso nel 2000. Per gli altri episodi (la ragazza ha raccontato di violenze subite fin da quando aveva sei anni) è stato prosciolto perchè i reati sono caduti in prescrizione. Un colpo di spugna su episodi ancora più gravi perché commessi su una bambina.

Ora, chiuso il capitolo giudiziario, la vittima riesce a mettere a fuoco i risvolti di una vicenda intorbidita dall’omertà. «Sono stata tradita anche da mia madre, con cui oggi non ho più alcun rapporto». Proprio nelle sue braccia era corsa in lacrime raccontando di quelle attenzioni morbose. Ma la mamma aveva preferito il silenzio allo scandalo, limitandosi a invitare il parente a girare al largo dalla figlia.

A 14 anni la vittima trova il coraggio di ribellarsi, grazie al primo fidanzatino, che la spronata a parlare. La ragazzina comincia quindi un percorso di psicoterapia, sfociato poi con la denuncia. È il 2008. Scattano le indagini che porteranno alla condanna. Nel mezzo la confessione al padre e al fratello maggiore. E qui invece la 25enne trova un approdo sicuro. Il papà, già da tempo separato dalla madre, accompagnerà la figlia in ogni passo, in ogni udienza.

E ora il racconto pubblico, rivolto ai giornali. Una necessità partita da un episodio: «Ho visto girare per casa i suoi nipotini e sono stata colta da un presentimento raccapricciante - racconta la 25enne - Mi sono chiesta e se domani toccasse a loro subire le mie pene? Se fosse accaduto, con il mio silenzio, sarei diventata una complice morale. Non me lo sarei mai perdonata».

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