Timori per la raffineria Ies: appello al ministro
In scadenza la convenzione per l’isola petroli di Marghera, il rischio per i sindacati è che la raffineria diventi solo deposito. Ansia anche per la bonifica

MANTOVA. I sindacati chiedono un tavolo urgente con il ministro, a cui dovrebbero sedere i vertici della raffineria. Stesso sentore e timore di Confindustria, il loro: c’è il rischio sempre più concreto di una dismissione della raffineria, che si tradurrebbe non solo in un nuovo tracollo in termini di occupazione per la città ma anche nell’arresto delle procedure di bonifica del sottosuolo in corso nell’area industriale.
Una paura diffusa, alimentata da segnali interni allo stabilimento di strada Cipata e da voci in arrivo dall’Isola petroli di Marghera, proprietà del gruppo Eni, che con il suo greggio alimenta la produzione della raffineria in riva al lago Inferiore. Il 31 dicembre il contratto che lega la Ies alla banchina petrolifera veneziana scadrà. Allo stesso tempo, ed è cosa delle ultime settimane, il rinnovo dei vertici della raffineria. Un cambio della guardia che cela dei segnali.
Improbabile che un gruppo industriale scelga dirigenti non in linea con le sue scelte per il futuro. Ebbene, Maurizio Migliarotti, nuovo Ceo di Ies (Chief executive officer, carica equivalente a quella di amministratore delegato) è uno specialista in relazioni esterne e in risorse umane, settori che ha diretto in Ies tra il 2010 e l'aprile 2013, (da maggio è direttore delle risorse umane del settore raffinazione di tutto il gruppo Mol). Ad affiancarlo Richard Milošovic, uomo con una carriera intera giocata nel ruolo di gestione dello stoccaggio (e non di siti produttivi) che dal primo di ottobre assumerà il ruolo di downstream director.
Una scelta che tradotta suona così: al vertice dello stabilimento ora ci stanno l’uomo dei tagli di personale, delle relazioni con sindacati e Confindustria, non nuovo alla gestione di situazioni difficili e di crisi; e l’uomo dei depositi di carburante. Tutto questo non può non spaventare. Il destino della raffineria di Mantova è sulla scia di quella di Cremona, un futuro di magazzino per lo stoccaggio dei carburanti per il quale servirebbero non più di una cinquantina dei 400 e oltre attuali dipendenti?
Le organizzazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil sono in fibrillazione dopo il primo contatto avuto con il nuovo dirigente della raffineria. «L’interlocuzione sindacale che abbiamo avuto con il Ceo di Ies Mantova non ci rassicurano sulle reali volontà della capogruppo ungherese Mol».
Per oggi le sigle Cgil, Cisl e Uil e la rsu della Ies hanno indetto una conferenza stampa per illustrare le iniziative in merito alle, spiega una nota sindacale, «persistenti e fondate voci intorno a una possibile non prosecuzione del contratto di utilizzo dell’Isola petroli di Marghera». In particolare, i sindacati esprimono l'urgenza di avere un incontro con il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato.
Ai timori di sindacati e dipendenti della raffineria si associano le preoccupazioni di Confindustria. «Quella della raffineria Ies è una partita grossa - si è espresso il presidente dell’organizzazione di via Portazzolo - nelle prossime settimane attendiamo di capire come andrà la partita della banchina Eni di Marghera per la quale scade la concessione quest’anno. Se l’Eni non metterà a disposizione la sua Isola petroli, la raffineria di strada Cipata si trasformerà in un centro logistico, un magazzino di benzina. E senza la raffinazione, il sito non solo diventerà molto meno strategico ma perderà l’80-90% dell’occupazione. E se dovesse diventare solo un luogo di stoccaggio, si allontanerebbe sempre di più la possibilità di avere fondi a disposizione per le bonifiche del sottosuolo».
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