Saluto commosso a don Renato Pavesi
Lascia la parrocchia di Ognissanti dopo 24 anni. La comunità: «Uno strappo doloroso e inaspettato»

Dopo 24 anni don Renato Pavesi lascia la parrocchia di Ognissanti, che da cinque anni forma un’unità pastorale unica assieme a San Barnaba. Quasi un quarto di secolo, nel corso del quale si era creato un rapporto speciale tra sacerdote e parrocchiani. Con la messa di ieri mattina, l’intera comunità, gli scout del Mantova 7, ma anche tante altre persone, a partire dal sindaco Sodano, hanno voluto salutare don Renato, che nell’ambito del riordino diocesano voluto dal vescovo Busti, è destinato a diventare rettore della concattedrale di Sant’Andrea.
Una decisione che probabilmente molti fedeli non si attendevano, e che nel saluto rivolto a don Renato al termine della messa non si è esitato a definire «strappo doloroso, improvviso, inaspettato». Uno strappo, tuttavia, «che il Signore sarà in grado di sanare», anche grazie a quanto saprà fare don Riccardo Gobbi, che la domenica precedente era entrato ufficialmente in parrocchia con la messa in San Barnaba.
Del trasferimento ha parlato anche don Renato, visibilmente commosso, nel corso dell’omelia. «Credo che un sacerdote dovrebbe rimanere in una parrocchia per 10-12 anni - ha sottolineato - perché è in questo lasso di tempo che riesce a dare tutto ciò che può, per poi ricominciare in un’altra comunità. Certo - ha proseguito - ci sono gli esempi di don Rosa e di don Sergio, che sono rimasti al loro posto a lungo e con ottimi risultati. Cambiare se va tutto bene è giusto? Non dobbiamo dimenticare che il sacerdote è servitore di tutta la chiesa, non di una sola parrocchia, quindi deve andare dove gli chiedono di andare».
La cerimonia è stata molto intensa, partecipata e, come sempre in Ognissanti, vissuta in modo gioioso. Tra i momenti più significativi, l’Offertorio, quando sono stati portati sull’altare, oltre al pane e al vino, alcuni oggetti simbolici dei 24 anni di parrocchialità: un’immagine della Madonna di Ognissanti; il Libro, strumento di cultura e di studio; il foulard scout, la scelta educativa che don Renato ha fatto fin dai tempi del Mantova 2 e poi col Mantova 7, che in Ognissanti ha la propria sede; una busta con i pensieri e i saluti dei gruppi parrocchiali e dei fedeli; un oggetto dell’artigianato eritreo, emblema di povertà.
Dopo la messa, i numerosi messaggi di saluto dei parrocchiani, a ricordare come, nel 1989, don Renato successe a don Rosa in un momento in cui la comunità era ancora colpita dalla tragica morte in Brasile di don Maurizio Maraglio, avvenuta tre anni prima. «Don Renato arrivò - ha ricordato una parrocchiana - senza cancellare nulla delle esperienze della comunità; anzi, ricominciando da lì». Poi, i doni: una batteria di pentole, un tablet, dei maglioni per affrontare il "fresco" della Concattedrale, dove entrerà dopo un viaggio in Malawi cominciato proprio domenica sera.
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