La questura cerca spazi Chiesto il Plenipotenziario
Code all’ufficio immigrati, Reccia vorrebbe allargarsi nel palazzo della Provincia. Pastacci: «Disponibili, ma serve tempo. Abbiamo offerto al governo le caserme»
di Sandro Mortari
MANTOVA. La questura ha bisogno di più spazio per il suo ufficio immigrazione e, per questo, ha chiesto ufficialmente alla Provincia la disponibilità dei locali attigui nel palazzo del Plenipotenziario. «Dobbiamo evitare che gli immigrati, in coda per il rinnovo dei permessi di soggiorno o per richiedere altri documenti, attendano all’aperto - afferma il questore Giuseppe Reccia -. Per questo abbiamo aperto una trattativa con la Provincia. Il presidente si è detto disponibile e, a quanto so, sta cercando una nuova collocazione per gli uffici del suo ente che si trovano nel Plenipotenziario».
Il palazzo di piazza Sordello ospita gli uffici di Agire (l’agenzia della Provincia per la gestione intelligente delle risorse energetiche), quelli dell’Ambito territoriale ottimale che si occupa di acquedotti e depurazione e il segretariato provinciale per l’immigrazione, mentre è già stato trasferito l’ufficio della consigliera di parità. «Il nostro obiettivo - spiega il presidente della giunta di Palazzo di Bagno, Alessandro Pastacci - è quello di razionalizzare i nostri spazi in modo da concentrare i servizi dell’ente in alcuni edifici e avviare, per gli altri, la loro dismissione. E venderli». In questo discorso rientra anche il Plenipotenziario: «Vogliamo liberarlo - conferma Pastacci -; però, non posso impegnarmi come tempi in quanto prima devo trovare una collocazione per i nostri uffici che si trovano lì. Per esempio, prima di trasferire il segretariato immigrazione bisognerà valutare attentamente i pro e i contro con l’assessore alla partita Magri».
E annuncia: «Abbiamo scritto alla presidenza del consiglio per chiedere che lo Stato acquisti i nostri immobili che utilizza per le sue funzioni come la questura, la caserma dei vigili del fuoco di viale Risorgimento e quella dei carabinieri in via Chiassi. Siamo ancora in attesa di una risposta da parte del Governo. Quegli immobili li abbiamo messi nel nostro piano alienazioni proprio per avanzare allo Stato la richiesta ufficiale di comprarli. Il questore mi ha fatto presente una sua esigenza che potrebbe essere soddisfatta con l’acquisto del nostro immobile da parte dello Stato. Noi abbiamo un grande spirito collaborativo con tutti gli enti ma - avverte Pastacci - compatibilmente con le nostre esigenze». E se lo Stato accettasse di comprare gli edifici della Provincia dove ci sono dei suoi uffici, «noi avremmo le risorse necessarie per far procedere quelle opere pubbliche bloccate dal patto di stabilità, come la tangenziale di Guidizzolo». E se, invece, da Roma arrivasse un no alla richiesta della Provincia, «lo Stato dovrebbe decidere di aprire il patto di stabilità almeno per consentirci le manutenzioni del nostro patrimonio immobiliare».
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