Scoperta la banca clandestina di usurai mafiosi Vittima anche un socio di Omg di Gonzaga VIDEO
Ìn Brianza la ’ndrangheta aveva impiantato una sorta di banca clandestina che movimentava centinaia e centinaia di milioni di euro attraverso una rete di società usate per riciclare capitali illeciti in tutta la regione. Parecchi imprenditori collusi

MANTOVA. La lunga mano della 'ndrangheta arriva fino in Brianza, passando per il Mantovano. C'è anche Antonio Rosati, che con la holding di famiglia HdC controlla l'azienda Omg di Gonzaga, tra le presunte vittime delle cosche. Ieri mattina sono stati portati a termine decine di arresti in Lombardia e in altre regioni italiane al termine di un'indagine nei confronti di presunti appartenenti alla 'ndrangheta operanti in Brianza. Anche perquisizioni e sequestri di beni mobili, immobili e società per un valore di decine di milioni di euro.
L'inchiesta, condotta dalla Squadra mobile e coordinata dalla Dda milanese, ha portato all'emissione di 40 ordinanze di custodia cautelare (21 in carcere e 19 ai domiciliari).
Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, riciclaggio, usura, estorsione, corruzione, esercizio abusivo del credito, intestazione fittizia di beni e società. L'organizzazione, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, avrebbe più volte fatto ricorso all'intimidazione e alla violenza mentre in più occasioni sarebbe intervenuta per pacificare i dissidi sorti all'interno della stessa 'locale' di 'ndrangheta o con altre organizzazioni criminali.
Rosati, già presidente del Varese calcio e attualmente vicepresidente esecutivo del Genoa, sarebbe tra gli imprenditori finiti nella morsa della 'ndrangheta, come spiegato ieri mattina dalla questura di Milano, e non avrebbe mai denunciato di essere stato vittima di usura.
Agli atti dell'inchiesta anche una telefonata del boss della cosca di Desio, Giuseppe Pensabene, secondo cui Domenico Zema, ex assessore in un comune della Brianza e uno dei presunti capi della 'ndrangheta di Desio, avrebbe portato voti a favore dell'ex assessore regionale lombardo Massimo Ponzoni, «braccio destro di Formigoni».
L'organizzazione aveva a Seveso una vera e propria banca clandestina, in cui venivano riciclati i proventi delle estorsioni e dell'usura, grazie ad un’ampia rete di società ma anche alla collusione di imprenditori e di impiegati postali e bancari I capitali accumulati, hanno inoltre accertato gli inquirenti e gli investigatori, oltre ad essere esportati in Svizzera e a San Marino venivano reimpiegati dall'organizzazione attraverso l'acquisizione di attività economiche nel settore edilizio, negli appalti e nei lavori pubblici, nei trasporti, nella nautica, nelle energie rinnovabili e nella ristorazione. Secondo gli inquirenti, inoltre, i membri dell'organizzazione avevano anche organizzato una raccolta di denaro per sostenere i familiari di 'ndranghetisti detenuti.
L'organizzazione mafiosa radicata in Brianza avrebbe «erogato moltissimi prestiti a tassi usurari a imprenditori e commercianti lombardi e non solo, come dimostrano le operazioni usurarie poste in essere con Pozzi Giambortolo, dirigente della Spal, o i complessi rapporti finanziari con Antonio Rosati, grosso costruttore di Varese e già presidente del Varese Calcio». In particolare, quest'ultimo risulta «in rapporti di affari con Giuseppe Pensabene», e il giudice lo cita come un imprenditore «con il quale l'associazione mafiosa concordava di operare speculazioni edilizie».
LA NUOVA MAFIA E LA BANCA D'ITALIA DEL "PAPA"
Regnava su un impero di una quarantina di società, alcune con base in Svizzera o a San Marino, il ''Sovrano'', anche detto il ''Papa'' dagli affiliati, e sapeva che non bisogna ''sparare'' per non attirare l'attenzione, ma fare 'business' in silenzio. E' lui, Giuseppe Pensabene, il volto di quella ''nuova mafia'' raccontata nelle carte dell'inchiesta della Dda di Milano che ha colpito una ''potentissima'' cosca della 'ndrangheta radicata in Brianza.
E' lui che avrebbe messo in piedi una ''vera e propria banca clandestina'' che ha gestito centinaia e centinaia di milioni di euro. Pensabene, 47 anni, nato in provincia di Reggio Calabria ma residente da oltre 30 anni ormai in Lombardia, ''sin dalla meta' degli anni '80 - scrive il gip di Milano Simone Luerti - e' affiliato alla 'ndrangheta (...) alla cosca Imerti''. Ha fatto la gavetta nel più classico dei modi, come uomo addetto alle estorsioni, all'usura e al traffico di droga, ma poi sotto la reggenza del presunto boss in Brianza, Pio Candeloro, Pensabene ha scoperto di essere molto capace ''nel settore delle operazioni finanziarie illecite''.
Ed e' cosi', con quel ruolo di presunto broker criminale, che si e' ritagliato un posto di ''prestigio'' nella '''ndrangheta lombarda'' fino all'arresto. L'enorme disponibilita' di ''denaro liquido'', spiega il gip Luerti, ''da parte di Pensabene Giuseppe giustifica pienamente, e rende perfettamente calzante, l'affermazione di Morabito Maurizio (uno degli arrestati)'' che parlando delle ''consistentissime somme di denaro investite nei diversi affari'' lo definiva ''come una sorta di 'Banca di Italia'''.
Morabito, infatti, intercettato nell'agosto 2011 diceva: ''ci vuole la Banca di Italia per davvero con te … e abbiamo bisogno della Banca di Italia? Tutti i giorni abbiamo … 50, 60, 30 …''. Si riferiva, chiarisce il gip, ''a somme di denaro contante variabili dai 30 ai 60 mila euro''. Lo stesso Pensabene si definisce in una intercettazione ambientale una ''lavanderia'' di denaro ed e' poi un altro dei presunti affiliati alla 'locale' di Desio, in una intercettazione del marzo 2012, a descrivere ''l'atteggiamento calmo ma inflessibile, da vero capo, usato da Pensabene'' per muovere i soldi nella quiete, senza sparare: ''il picciotto urla, il sovrano … il sovrano risolve, e fa business nel momento di difficolta'''.
Per Pensabene, inoltre, è sempre meglio fare affari che 'bruciarsi' con gli appoggi e i contatti politici. In una intercettazione ambientale dell'aprile 2010, infatti, riferendosi a Domenica Zema, presunto affiliato e ex assessore in quota Forza Italia nel Comune di Cesano Maderno (MB), diceva: ''l'hanno bruciato, l'hanno arrestato e l'hanno ... perché tu dalla politica te ne devi uscire altrimenti tu ... Poi ha portato una persona lui su al vertice .... che oggi e' al vertice qua che si chiama .... Questo qua è il braccio destro di Formigoni ... come c...o si chiama che adesso mi sono dimenticato ... Ponzoni, Ponzoni ... Lo ha appoggiato forte Zema tutte le amicizie sue, i voti suoi glieli ha dati tutti a questo Ponzoni. Poi hanno litigato''.
Il presunto capo clan, infine, sapeva dove mettere il denaro e spiegava che ''per i soldi sono meglio le Poste'', perché in alcuni uffici postali poteva contare sulla complicita' dei dipendenti. Il fine ultimo della 'ndrangheta, infatti, diceva ancora Pensabene intercettato nel suo ''ufficio-tugurio'' di Seveso, e' quello di infiltrarsi ''come polipi'' che ''si devono agganciare dappertutto''.
I commenti dei lettori