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Veleni e bonifiche Ecco le emergenze

Arpa: intervenire al più presto in Belleli e al colorificio Freddi E Versalis deve togliere i fusti di mercurio: sono degradati

Monica Viviani
2 minuti di lettura

fffMANTOVA. Un’area di oltre 10 chilometri quadrati, il 15% del territorio comunale, di cui solo il 19% messo in sicurezza e un misero 1% con un progetto di bonifica approvato. Là sotto: idrocarburi, composti alifatici clorurati, mercurio. Veleni. Quando si dice Sin di Mantova, si dice questo: a monte i laghi di Mezzo e Inferiore; a metà il polo chimico che da solo raggiunge l’ampiezza della vicinissima città (3,5 chilometri quadrati) e comprende aziende del gruppo Eni, Ies, Belleli Energy, Itas, Sol, Industria Colori Freddi San Giorgio, Claipa, Ferramenta Fratelli Posio, azienda agricola Le Betulle; a valle i «bersagli dei contaminanti» ovvero Vallazza, zone umide (aree naturalistiche protette facenti parte del parco del Mincio) e fiume Mincio.

A fotografarne le problematiche principali sono stati ieri l’assessore all’Ambiente Mariella Maffini, il direttore Arpa Carlo Licotti, il responsabile del settore bonifiche Arpa Alessandro Bianchi e il direttore del dipartimento prevenzione medica dell’Asl Massimo Arvati. L’occasione: una conferenza stampa convocata in Comune alla luce dei risultati dell’ultima campagna di monitoraggio acque «perché - ha spiegato l’assessore - c’è molto lavoro da fare e la partita bonifiche ci deve vedere tutti schierati sulla stessa linea». Colorificio Freddi.

«Grazie a queste campagne - ha spiegato Bianchi - riusciamo a capire da dove proviene la contaminazione». Ebbene: «L’incremento delle concentrazioni di inquinanti nei piezometri da monte a valle, indicano che l’Industria Colori Freddi S. Giorgio costituisce una sorgente di contaminazione delle acque sotterranee da composti alifatici clorurati cancerogeni». Tuttavia «la ditta, nonostante i solleciti, non procede alla caratterizzazione e alla bonifica del sito».

E’ comunque presente un punto di emungimento che dovrebbe impedire a questi composti di andare verso valle, ma il problema è che «bisognerebbe intervenire sulle sorgenti». Surnatante. Si tratta di idrocarburi che impregnano il terreno a contatto con la falda trasformandolo in una sorta di spugna e per questo costituiscono «una sorgente di contaminazione primaria a causa del continuo rilascio di sostanze inquinanti nelle acque sotterranee». Insomma «fino a quando non avremo tolto tutto il surnatante presente, il terreno continuerà a rilasciarlo nelle acque».

La sua rimozione rappresenta quindi «una fase fondamentale della bonifica». Ies. La tendenza «è a una progressiva diminuzione della superficie interessata dal surnatante all’interno della raffineria». Questo significa che «il lavoro dei pozzi barriera inizia a dare i suoi frutti» ma anche che è «necessario che la ditta incrementi il recupero nelle aree esterne all’allineamento dei pozzi barriera». Belleli. Qui non sono al momento presenti pozzi di recupero e «i dati della campagna 2013 confermano la necessità che si proceda quanto prima al recupero del surnatante e si intervenga con uno sbarramento idraulico a valle in zona darsena».

In sostanza secondo i tecnici Arpa da una parte il progetto Sogesid di messa in sicurezza dell’area Ies-Belleli (oggetto di una recente ingiunzione ministeriale all’azienda del gruppo Mol) non è sufficiente perché prevede sì barriere fisiche e idrauliche ma non in zona darsena, dall’altra deve partire al più presto il progetto presentato da Ies, e già approvato, per il recupero degli idrocarburi fuoriusciti a suo tempo. Versalis. L’attuale sistema di recupero surnatante è basato su 41 pozzi.

Il 25 luglio scorso la conferenza di servizi decisoria ha approvato 5 progetti di bonifica presentati dall’azienda del gruppo Eni. Il primo prevede la rimozione del surnatante con tecnologia Mpe (pozzi Multi Phase Extraction). Il secondo riguarda la rimozione di vasche interrate contenenti fusti di mercurio nella cosiddetta Area L. Un intervento urgente in quanto «i fusti sono degradati - ha aggiunto Bianchi - ed è fuoriuscito materiale».

Il terzo riguarda interventi su terreni e acque di falda nell’area Sala Celle (o ex impianto cloro soda, produzione cessata nel 1991): «Intorno e sotto la sala celle è stata accertata nei terreni la contaminazione di mercurio in palline». Poi gli interventi di rimozione in area B+I: una grande vasca non impermeabilizzata riempita negli anni ’80 con rifiuti di ogni genere (fusti, fanghi, rottami). Infine l’Area Collina con interrati rifiuti di lavorazione dove è in corso da parte di Syndial (società del cane a sei zampe specializzata in risanamento ambientale) una bonifica in più fasi. La prima dovrebbe concludersi nel 2014.

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