Fondazione Bam al verde Il caso verso il tribunale
De Bellis: «Lotteremo con tutte le forze per costringere Mps a rispettare i patti». Poca gente al convegno al Bibiena. Il vicepresidente: «Eppure tutti battono cassa»
MANTOVA. «Lotteremo con tutte le nostre forze». Mario De Bellis, vice presidente della Fondazione Banca agricola mantovana, conferma la volontà di usare ogni arma, compresa quella giudiziaria, per far valere l’impegno da parte di Banca Mps a finanziare l’organismo con almeno un milione di euro l’anno, messo nero su bianco nell’ambito dell’offerta pubblica di acquisto lanciata sulle azioni Bam. Le parole di De Bellis sono state pronunciate ieri mattina al teatro Bibiena, nell’ambito dell’Open day della Fondazione Bam, un convegno dedicato al ruolo delle fondazioni bancarie. Il caso Bam-Mps è stato il filo conduttore del dibattito, fin dall’introduzione di Arturo Calzona, docente all’Università di Parma e consigliere della stessa Fondazione, che vede la vicenda ormai a un epilogo che proietterebbe Mantova in una prospettiva preoccupante, uno scenario in cui «la città ha detto troppo poco su un caso che peserà sul suo futuro», non tanto per i soldi che vengono meno, quanto perché «non si sarà più in grado di costruire un’idea di Mantova proiettata nel futuro: ormai si vive solo delle memorie del passato, aumentano i fior di loto - ha concluso metaforicamente Calzona - che sono molto belli, ma che dilagando infestano il lago».
La possibilità che una fondazione bancaria faccia crescere un territorio è stata evidenziata da Paolo Andrei, presidente della Fondazione Cariparma, che ha ben altro budget (in 5 anni ha distribuito circa 100 milioni) e che ha privilegiato il sostegno al sociale: «Non dobbiamo essere un Bancomat - ha ricordato - ma contribuire con le forze del territorio a fare innovazione per un progetto che punti al bene comune».
De Bellis ha ricordato che la Fondazione Bam in 13 anni ha finanziato 830 progetti con 19 milioni di euro, ma da quando Mps ha chiuso i rubinetti, non potendo depauperare il patrimonio, sta distribuendo solo i pochi fondi derivanti da due donazioni private. Stimolato dal direttore della Gazzetta, Paolo Boldrini, il vice presidente ha ricordato la sprezzante formula con cui l’ad di BMps, Viola, ha giustificato il taglio dei contributi: «Filantropia obsoleta». «Allora è obsoleta la lotta alla fame nel mondo, o, tanto per citare un nostro intervento, l’aiuto al reparto del Poma che segue i malati terminali: Viola vada da loro a dire che sono obsoleti». E, in modo provocatorio, ha aggiunto: «Siena dice che aveva firmato un impegno ma ora non ha più soldi: allora chi ha chiesto un prestito a Mps potrebbe andare in banca a ripetere la stessa frase». Infine, constatando gli ampi vuoti in platea, De Bellis si è detto deluso per il fatto che alla Fondazione tutti battono cassa, ma quando servirebbe sostegno non si vede nessuno.
Diversa è la situazione della Fondazione Comunità mantovana, illustrata dal presidente Mario Nicolini: i fondi arrivano dalla Fondazione Cariplo. I progetti finanziati sono stati 1.428 per 18,3 milioni. La filosofia scelta: precedenza al sociale e finanziamenti a pioggia. «Ma d’ora in poi - ha concluso Nicolini - potremmo dedicare uno dei due bandi annuali al sostegno a un progetto importante».
Prima delle conclusioni di Annalisa Baroni, vice presidente della Commissione cultura del Consiglio regionale - che ha promesso il sostegno per quanto la Lombardia possa fare - Alessandro Lai, revisore dei conti della Fondazione Bam, ha lanciato una proposta: ricostituire un organismo con la testa pensante a Mantova che possa avere ritorni sul territorio. Una nuova banca? Forse, ma anche altro. La provocazione è lanciata.(l.g.)
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