Il vescovo come una rockstar tra i 2.350 cresimandi al Palabam
Preceduto da due legionari romani monsignor Roberto Busti è entrato a suon di musica e tra gli applausi nel palazzetto: «Voi siete un esempio» ha detto rivolto ai ragazzi

MANTOVA. «Voi siete sprint, siete un esempio grande, siete una consolazione». Sono da poco passate le 16 quando Roberto Busti fa il suo ingresso in un Palabam gremito di ragazzini tra gli 11 e i 13 anni che lo accolgono come una rockstar sventolando striscioni e intonando in coro «oh, oh Roberto». Lui fende la folla “scortato” da due volontari vestiti da soldati romani e intanto stringe più mani che può a testimoniare quel «grande affetto - dirà poco dopo -che lega me a voi e voi a me».
Ben 2.350 cresimandi, arrivati da un centinaio di parrocchie della diocesi, hanno partecipato sabato pomeriggio al tradizionale incontro con il vescovo. «Vengo a farmi ascoltare da loro - ha spiegato poco prima di varcare la soglia del palazzetto e dopo aver rilasciato una breve intervista su “cosa vuol dire coraggio” a Chiara e Carlotta, giovanissime scout di San Benedetto - vengo per dire loro che hanno bisogno di sentirsi amati. Sono nell’età in cui si mette tutto in discussione, ma l’amore non deve essere provato, è una cosa da perseguire insieme. A dire loro che anche se tutto attorno dice il contrario, non conta quanto hai ma quanto sei, non quanto possiedi ma quanto sai donare. Che anche nell’epoca dei social network la relazione umana è insostituibile». Corazza, cintura, scudo e calzari: è in una lettera di San Paolo agli Efesini che l’abito dei soldati romani diventa simbolo di virtù cristiane.
E dal palco allestito per l’occasione mentre la sua immagine veniva proiettata su due maxi schermi, Busti ha spiegato ai ragazzi che «la corazza è quella della giustizia di Dio e la sua giustizia è essere fedele alla promessa di volerci bene», che «la cintura è ciò che tiene insieme tutto l’insegnamento che ci è stato dato, ciò che ci rende stabili», che «lo scudo per fermare le frecce infuocate del maligno» altro non è che «l’amore per gli altri» mentre i sandali «ci permettono di avere il prede sicuro per camminare e dire a tutti il vangelo di pace».
Un invito a non avere paura ad affrontare le difficoltà, a non vergognarsi di essere cristiani ribadito anche dal responsabile della pastorale giovanile don Giampaolo Ferri al termine di un pomeriggio di festa e preghiera iniziato alle 14.30 con l’animazione disco del gruppo dell’oratorio di Sarginesco, continuato con il Grande Gioco proposto da don Valerio che ha visto premiate le parrocchie di Gabbiana, Bondeno, Polesine e chiuso dal «Grazie» gridato da Busti ai ragazzi già in coda sul palco per una foto con il loro vescovo «sprint».(m.v.)
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