LA DOMENICA / Il lavoro ai tempi della crisi
Anche quest’anno infuria la polemica sulle aperture festive dei negozi. ...
Paolo BoldriniAnche quest’anno infuria la polemica sulle aperture festive dei negozi. Sindacati che proclamano scioperi, scontro ideologico tra i colossi della grande distribuzione, commesse che reclamano il diritto alla domenica in famiglia.
Visto il ripetersi del problema, sarebbe bene che la politica una volta per tutte fissasse le regole del gioco. In verità sono molte le figure di turno nelle feste comandate ed è curioso che siano ignorate in questi frangenti.
Agli occhi di una scolaresca, ad esempio, ha suscitato impressione il fatto che il latte fresco che beviamo a colazione sia frutto del sacrificio di operai che si alzano alle quattro di mattina ogni santo giorno, Natale compreso, per azionare la mungitrice. Operazione che in passato si svolgeva manualmente. La stalla non chiude mai e nessuno si scandalizza. Così come la domenica pomeriggio, quando andiamo al cinema, dall’altra parte del vetro c’è una persona che ci dà i biglietti e le indicazioni per raggiungere la sala con il film richiesto.
Anche lei ha un coniuge a casa, figli che l’aspettano per la cena, un nipote da aiutare nei compiti. Un’altra vittima del sistema? Potremmo dilungarci: i vigili del fuoco e il personale del 118 non fanno i ponti, lo stesso vale per gli operai nelle fabbriche in funzione 24 ore su 24. I marinai sui transatlantici non interrompono la navigazione in mezzo all’oceano a Ferragosto per raggiungere la famigliola impegnata nella grigliata. Il problema è risolvibile con il buon senso.
Non possiamo ignorare che usi e consumi sono cambiati. Esiste il turismo dello shopping negli outlet, i centri storici con i negozi chiusi dopo cena sono deserti, il primo maggio senza i musei aperti è un suicidio per le città d’arte. Un accordo tra commercianti e dipendenti, cui va riconosciuta una maggiorazione in busta paga in caso di lavoro festivo, è possibile. A me, in fondo, fa più impressione sapere che in certi supermercati le cassiere non possano sedersi, nè andare in bagno, o che ogni giorno ragazzi vengano caricati come muli di volantini da distribuire nelle case per pochi euro, sotto il sole e la pioggia. E, ancora di più, che tanti giovani laureati siano costretti a lasciare l’Italia per trovare un futuro che qui non c’è più.
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