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Crisi alla casa di riposo di Quistello Il sindaco all'attacco: "Dalla coop richieste inaccettabili"

Fallito il tentativo di mediazione, scatta il braccio di ferro. La società che gestisce la struttura non riammette al lavoro le tredici dipendenti comunali. Malavasi: "Lunedì li incontrerò per chiarire il loro status". Preoccupazioni tra i parenti degli anziani ospiti: oggi l'incontro con il gestore.

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QUISTELLO.  Restano ancora fuori dalla casa di riposo di Quistello le tredici dipendenti comunali distaccate nella struttura, escluse dall'organico di servizio dalla cooperativa che la  gestisce. Il provvedimento è scattato propio nel giorno della festa dei lavoratori, il Primo Maggio. Non è bastata la presenza del sindaco e degli assessori davanti al cancello della casa di riposo per convincere i veritci della società privata a riammettere i dipendenti pubblici in struttura.

Preoccupazioni anche tra i parenti degli anziani ospiti della casa di riposo che si chiedono come questa vertenza possa riflettersi sul servizio offerto ai loro familiari e chiedono spiegazioni e garanzie a chi gestisce materialmente la struttura. Oggi pomerigio la cooperativa incontrerà alle 16.30 i parenti per dare la propria versione dei fatti e per illustrare la situazione organizzativa.

Resta ancora un'incognita lo status dei dipendenti comunali distaccati nella struttura e di fatto allontanati dalla cooperativa. Il sindaco incontrerà assieme all'avvocato del Comune i dipendenti lunedì per chiarire la loro situazione e valutare i possibili scenari. Oggi ha inviato una lettera per invitarli all'incontro.

 

"Indignati e rattristati - commenta il sindaco di Quistello, Luca Malavasi _  Non servono altre parole per commentare la decisione della società I Ciclamini srl, concessionaria per la costruzione e gestione della casa di riposo comunale, di rifiutare le prestazioni dei dipendenti comunali in distacco presso la struttura, come previsto dalla convenzione fra pubblico e privato. E’ molto grave che la società,  inadempiente rispetto agli obblighi convenzionali, si permetta di porre condizioni ad un soggetto pubblico, fino al punto di  rifiutare le prestazioni del personale,  ritenendo di fatto  sciolta la Convenzione. Se dopo l’incontro in Prefettura sembrava esserci uno spiraglio per un tavolo di confronto per verificare insieme come gestire la situazione, nelle ore successive l’ipotesi è tramontata".

 

"Preso atto delle differenti visioni su tutta la vicenda, una proposta di buon senso – aggiunge il sindaco– sembrava essere quella di darsi un breve lasso di tempo, una decina di giorni, per verificare la possibilità di un accordo in extremis o individuare congiuntamente i tempi per lo risoluzione della convenzione, con nel frattempo il personale comunale in servizio. La società ha giocato invece al rialzo, chiedendo al Comune di assumersi precisi impegni al fine di far rientrare in servizio il personale. Richieste inaccettabili. La società, oltre che essere inadempiente su tutti i fronti, pone condizioni ed utilizza “il rientro del personale” come fattore di scambio per trovare un accordo". 

L'amministrazione precisa  che ha sempre anticipato gli stipendi ai dipendenti in distacco, ma non è stata mai rimborsata dalla concessionaria. "Dopo la pronuncia del Tribunale di Mantova circa la richiesta di opposizione deIla Ciclamini _ spiega una nota _ srl di opposizione al decreto ingiuntivo del Comune, ora il decreto è diventato pienamente esecutivo ed i Ciclamini devono versare all’ente pubblico i primi 255.000 euro.

Le tredici dipendenti della casa di riposo, i sindacati, il sindaco Malavasi con la giunta quasi al completo si erano presentati la mattina di giovedì davanti alla Casa di riposo I Ciclamini per tentare di trovare una soluzione in extremis alla vertenza relativa alla convenzione che regola la gestione della Residenza Sanitaria. Gli amministratori hanno incontrato l’amministratore delegato Adriano Nicola che, dopo un breve colloquio, si è presentato ai dimostrando dicendo chiaramente le sue intenzioni: o cambiamo le regole o ce ne andiamo. «La convenzione così com’è ora - ha aggiunto - non può funzionare per motivi economici».

 

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