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La Domenica / Ricordate le parole dei candidati

Avviso ai naviganti: siamo nel mezzo della campagna elettorale e, nei 43 comuni chiamati a eleggere il sindaco, i proclami abbondano. Progetti ambiziosi, spesso irrealizzabili.

di Paolo Boldrini
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Avviso ai naviganti: siamo nel mezzo della campagna elettorale e, nei 43 comuni chiamati a eleggere il sindaco, i proclami abbondano. Progetti ambiziosi, spesso irrealizzabili, hanno il sopravvento nei programmi dei candidati che puntano ai sogni più che alla realtà.

Diffidate di parolai e incantatori di serpenti: meglio scommettere su chi bada al sodo. Pochi punti, ma sostanziosi e fattibili.

Il clima è frenetico. Le lettere al direttore sono triplicate, i comunicati stampa anche, le iniziative politiche pure. Dall’inizio del mese dedichiamo tutti i giorni almeno due pagine alla presentazione delle liste, usando il bilancino del farmacista. Malgrado ciò c’è chi trova sempre un appiglio per protestare, invocando a sproposito la par condicio, lamentando una riga o una virgola in più concessa all’avversario. Un caso? Assolutamente no. Agli occhi di costoro c’è una regia occulta, un complotto della Gazzetta per far vincere Tizio piuttosto che Caio e Sempronio. Fesserie. Assurdo pensare che gli elettori siano così ingenui. Un consiglio utile per il 25 maggio: conservate le interviste dei candidati. Se saranno eletti verificate anno dopo anno l’avanzamento dei lavori. Non accettate scuse tipo «c’è la crisi», «il governo ha tagliato i viveri», «abbiamo ereditato una situazione pesante».

Chi si mette in gioco sa cosa l’aspetta. State alla larga anche da chi inaugura di tutto. Veri e propri professionisti del taglio del nastro, abili nell’ultimare proprio ora opere iniziate decenni fa dai predecessori. Non è di queste figure che avete bisogno. Meglio la sobrietà. Permettete di citare un esempio, preso da un altro mondo per non turbare gli animi.

Josè Mujica, detto Pepe, presidente dell’Uruguay, devolve l’87 per cento del suo stipendio a un progetto di case per poveri.

Vive in due stanze, con il tetto in lamiera. Al giornalista di El Pais, Juan Josè Millas, ha spiegato: «Il vantaggio di avere una casa così piccola è che io e mia moglie riordiniamo tutto in un lampo».

E ancora: «La distanza tra i politici e i cittadini sta creando molta sfiducia e non c’è malattia peggiore della gente che non crede al proprio governo. Di quando qualcuno dice: sono tutti uguali. E invece non è così».

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