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Belfanti assolto dall'accusa di evasione fiscale: "E' una liberazione"

Piervittorio Belfanti, il re dei ristoranti, è stato assolto con formula piena dall'accusa di una maxi evasione fiscale. La frode da 4 milioni di euro in sede processuale si è rivelata inconsistente. "Sono stato finalmente riabilitato" ha commentato lo stesso Belfanti

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MANTOVA. Il tribunale di Mantova ha cancellate tutte le accuse a carico di Piervittorio Belfanti. La frode fiscale per la quale il re dei ristoranti era stato rinviato a giudizio si è rivelata inconsistente. La procura, a suo tempo, aveva chiesto e ottenuto il processo per un’evasione fiscale di quasi quattro milioni di euro. In sostanza, secondo il pubblico ministero, l'imprenditore avrebbe ceduto le quote di partecipazione di sei società - tutte nel campo della gelateria e della ristorazione - alla convivente, al fratello e ad alcuni conoscenti. L'obiettivo? Evitare di dover pagare la maxi sanzione e i relativi spese e interessi in presenza di una ingiunzione da parte dell'Agenzia delle Entrate.

In che modo Belfanti, sempre nel quadro del teorema accusatorio, avrebbe cercato di svuotarsi le tasche prima di vedersi piombare addosso una procedura di riscossione coattiva? Avrebbe ceduto alla convivente la sua partecipazione nell'immobiliare Morelli sas, per una quota di 235mila euro (che è poi il 98%); stessa cosa, per quote comunque molto meno sostanziose, avrebbe fatto con il fratello Pierfrancesco per la Re Gelato, la Enoteca Sant'Andrea, la Piazza Erbe snc e le Fattorie snc; e con due conoscenti per la Cantina sas.

La cessione delle quote di partecipazione, di cui solo in alcuni casi avrebbe trattenuto l'1%, sarebbe avvenuta nello stesso giorno, il 6 ottobre del 2006. Segno, secondo l'accusa, che l'imprenditore aveva un piano: quello di risultare inattaccabile a qualsiasi richiesta di denaro da parte della Direzione regionale delle Entrate.

Belfanti, difeso dall’avvocato Davide Pini, ha potuto dimostrare l’esatto contrario. «Questa sentenza - commenta lo stesso Belfanti - mette una pietra su tutti i procedimenti penali che mi hanno coinvolto. Sono finalmente riabilitato nel mondo del lavoro ma ho dovuto attendere nove anni perché questo succedesse. Una liberazione a me e alla mia famiglia che può tornare a essere serena. Si è chiusa una vicenda giudiziaria iniziata nel 2001 con il sequestro di 800mila euro che poi mi sono stati restituiti nel 2008».

Nel corso dell'inchiesta, che comprende il periodo che va dal 2000 a l 2009, Belfanti aveva denunciato per calunnia due marescialli delle Fiamme Gialle. Lo avevano accusato d'aver trasferito all'estero, attraverso un bonifico, quattro milioni di euro per sussidi e regalie. In realtà la somma, poi accertata dalla stessa Guardia di Finanza, era di 41mila euro. Un errore sul quale l'imprenditore non aveva sorvolato e che lo aveva indotto a querelare i due finanzieri e l'intero comando di corso Garibaldi.

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