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Mantova calcio nel caos, interrogazione parlamentare su Iaquinta

Il senatore mantovano 5stelle Gaetti, vicepresidente della Commissione nazionale antimafia, chiede chiarezza sulla scalata

Rossella Canadè
1 minuto di lettura

MANTOVA. Studia carte da giorni, salva gli articoli usciti sui quotidiani in questi mesi. Scheda e traccia collegamenti con vicende non abbastanza lontane. Ieri la decisione. Il senatore mantovano 5Stelle Luigi Gaetti, vicepresidente della Commissione nazionale antimafia, nelle prossime ore presenterà un’interrogazione parlamentare sulle vicende societarie del Mantova football club.

ùIl tema generale è l’allarme sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel mondo dello sport, ma Gaetti, che da Roma tiene l’occhio aperto su Mantova, non vuole glissare: «Mi sono documentato, ho letto con attenzione quello che è accaduto e gli sviluppi di questi ultimi giorni, e non posso non chiedere attenzione sul caso del Mantova» dice. Serve chiarezza, precisa, senza gettare la croce su nessuno.

Domande che aspettano risposte. Una su tutte: se di Giuseppe Iaquinta, imprenditore di origini calabresi trapiantato a Reggiolo, non si è fidato lo Stato, che ha negato alla sua impresa di costruzioni l’iscrizione alla white list per il dopo terremoto, perché dovrebbero fidarsi dei privati consegnando a lui e a Piervittorio Belfanti, reduce dall’assoluzione per frode fiscale, la squadra di calcio della città? Se quella di Iaquinta, padre dell’ex calciatore Vincenzo, eroe di Germania 2006, da molti dato per candidato a mister, si appresta a diventare una figura di riferimento per il mondo sportivo mantovano, «è doveroso avere un quadro chiaro» afferma Gaetti, reduce da un’audizione alla Dda di Bologna venerdì scorso che lo ha fatto rientrare a Mantova con le antenne dritte.

Il no della Prefettura di Reggio Emilia alla white list per la ricostruzione è datato al settembre dell’anno scorso, sulla base di risultanze informative di polizia, carabinieri e guardia di finanza. Secondo l’ex prefetto della città emiliana (da pochi giorni a Perugia) Antonella De Miro, la documentazione avuta «attesta la accertata sussistenza di eventuali tentativi di infiltrazione mafiose tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi dell'impresa stessa».

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