Mazzata al Papa's: il Comune batte cassa per 190mila euro
Via Roma pretende cinque anni di canone di occupazione. Ma la proprietà ribatte: «Abbiamo già pagato alla Regione»
Igor Cipollina
MANTOVA. «Non c’è trucco né inganno» replica la proprietà al Comune, che batte cassa e pretende 190mila euro di arretrati. Una mazzata da chiudere bottega e leccarsi le ferite. Il tira e molla oppone il Papa’s Cafè all’Ica, la società di riscossione tributi che opera per conto di via Roma. La vicenda si trascina da più di un anno, tra interpretazioni divergenti e mediazioni fallite, e ieri la giunta ha incaricato i suoi legali di giocare l’ultima carta prima che la parola passi al giudice. O si trova l’accordo entro una settimana, oppure si finisce in Tribunale. Posizioni strategica, quella del Papa’s Cafè, “apparecchiato” sulla sponda del lago di Mezzo, col profilo del Castello sullo sfondo e l’attracco delle motonavi davanti.
Meglio di così. «Il canone lo abbiamo sempre pagato alla Regione, che ci ha concesso l’area» informa il legale della proprietà, Alfredo Miccio. Così fino a gennaio dell’anno scorso, quando il Comune «si è svegliato» rivendicando la titolarità di «una fettina di area». E pretendendo il pagamento di cinque anni canone di occupazione di suolo pubblico. Cinque perché più indietro l’Ica non può andare: calcolatrice alla mano fanno 95mila euro, da raddoppiare per effetto della sanzione. «Ci stupisce la pervicacia con cui la situazione è stata gestita – commenta l’avvocato – Ovviamente noi contestiamo la pretesa del Comune, ma in ogni caso abbiamo agito in assoluta buonafede, senza furbizia alcuna, e siamo sempre stati disponibili a trovare un accordo. Tanto più che il mio cliente ha sistemato l’area a sue spese. Eravamo anche pronti a mettere l’area contesa a disposizione del Comune per attività e iniziative pubbliche».
Dal canto suo, certo del pieno diritto sull’area, via Roma ha respinto la proposta del Papa’s di chiudere la faccenda con il pagamento di un anno di canone (poco meno di 20mila euro). «Se proprio, si può pensare di scontare la sanzione» ragionano negli uffici. Intanto, nella speranza reciproca che un accordo scongiuri il ricorso al Tribunale (con tutte le lungaggini del caso), Miccio riferisce dell’ultima beffa: la richiesta di pagamento del canone per il 2015. Peccato che il Papa’s abbia già liberato la “fettina”. Principio di cautela.
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