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Saviola taglia gli stipendi, in duecento al presidio

Scontro sul sistema di incentivi proposto dall'azienda: per tre giorni le bandiere e gli striscioni dei lavoratori in sciopero davanti allo stabilimento di Viadana

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VIADANA. Stop all’introduzione ed applicazione del nuovo sistema incentivante nel comparto legno: è la risposta del gruppo Saviola alla tre giorni di sciopero proclamati nello stabilimento di Viadana tra giovedì 26 e sabato 28 marzo che ha visto riunti ieri mattina circa duecento lavoratori con bandiere e striscioni. Palpabile la rabbia per i tagli in busta paga. Dal 1° maggio, il gruppo industriale si limiterà ad applicare i soli trattamenti previsti dal contratto nazionale. Lo sciopero negli stabilimenti viadanesi è stato proclamato martedì sera.

Gruppo Saviola, gli operai in sciopero

«La notizia – commenta il giorno dopo direttore generale della holding Nicola Negri – ci ha sorpresi: pensavamo che la trattativa si fosse incanalata sui binari giusti, e non riusciamo a decifrare le motivazioni della protesta». Lo stesso Negri, assieme al direttore del personale Alessandro Ciaramelli ed ai legali Gina Luigi Barone e Stefano Miniati, ha fatto il punto.

«Il nostro – spiega il manager – è un gruppo complesso, con tredici stabilimenti, 1.380 dipendenti, sei milioni di mobili in kit prodotti ogni anno, 10mila alberi salvati al giorno, un fatturato 2013 da 565 milioni. Negli ultimi anni, è stato necessario avviare un processo di modernizzazione, per far fronte alle nuove sfide: la crisi del mercato, la caduta delle frontiere (un milione di tonnellate di prodotti immessi in Italia da competitor stranieri nel solo 2014, contro i 5-600mila dell'anno precedente), il ricambio generazionale ai vertici, la necessità di ripianare il debito».

Sfide che il gruppo ha affrontato con determinazione, anche a costo di scelte non indolori: «Abbiamo usato, quando necessario, ammortizzatori sociali e contratti di solidarietà. Castelseprio ha chiuso. Il 15% degli stipendi del management sono stati legati ai risultati. Ma se nel 2008 avevamo debiti per 457 milioni su 600 di fatturato, nel 2018 scenderemo a 203 milioni; e rispetto ai piani concordati con le banche già ora siamo in vantaggio di 30 milioni. Il bilancio 2014 si chiuderà in utile netto».

[[(MediaPublishingQueue2014v1) Sciopero al gruppo Saviola]]

Il gruppo aveva annunciato l'applicazione unilaterale, a decorrere dal 30 aprile, di un nuovo contratto integrativo di secondo livello, finalizzato all'applicazione di un sistema incentivante. «Il principio: anche le maestranze partecipino ai risultati positivi; ma vadano incontro all'azienda se ci sono difficoltà». Una proposta a suo tempo bocciata dalle assemblee dei lavoratori.

«Tra febbraio e marzo – afferma Negri – abbiamo svolto tre incontri che ritenevo proficui. Le parti si erano avvicinate, ed impegnate a non adottare azioni unilaterali. Il 16 febbraio la trattativa era stata sospesa in attesa della definizione di un protocollo di relazioni industriali e di una proposta di piattaforma da parte dei sindacati. Restavano solo da definire gli obiettivi di risultato. Ed invece, ecco questo sciopero».

 

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