Affitti delle case popolari a Mantova: «Milano riveda le regole»
Emergenza morosità, in assemblea le richieste dei sindacati degli inquilini: «Parametri da correggere e l’1% del bilancio regionale per l’edilizia residenziale»

MANTOVA. L'1% del bilancio annuale della Regione per l'edilizia pubblica. È la richiesta che le organizzazioni sindacali hanno presentato durante l'assemblea pubblica degli inquilini che si è tenuta ieri pomeriggio al palazzetto dello sport di Lunetta: «Per una riforma della legge che non tradisca le finalità sociali delle case popolari, domani saremo presenti al presidio di Milano per chiedere un confronto con la Regione» ha annunciato Pierluigi Rancati, segretario regionale Sicet (sigla degli inquilini).
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Affitti alti e in continuo aumento, palazzi inutilizzabili per mancanza di fondi necessari per i lavori di manutenzione e case popolari sfitte sembrano essere i principali problemi che i sindacati portano all'attenzione pubblica, sperando in una risposta da parte delle istituzioni: «Il consiglio regionale stesso ha detto che il sistema di edilizia pubblica non si può autosostenere – spiega Rancati – visto che si rivolge alle classi più disagiate». Di fatto, contare sui canoni che le famiglie assegnatarie non riescono a pagare ha determinato una percentuale alta di inquilini morosi e di aziende di edilizia a loro volta in debito con le banche: «Dopo aver ammesso il fallimento di questa politica, la Regione deve fare un intervento sui debiti rispetto alla sopportabilità dei canoni» dichiara Rancati.
Graduatorie a favore di chi, con un reddito più alto, ha più possibilità di pagamento e a svantaggio, invece, dei «veri poveri in condizioni di emergenza abitativa» è una possibile soluzione che i sindacati temono: «Il fondo di finanziamento pubblico dell'edilizia popolare è indispensabile per il rispetto delle politiche d'integrazione e tutela delle famiglie più disagiate», aggiunge il segretario Sicet.
Per questo è stata richiesta anche una rivalutazione degli indicatori della situazione economica, per una considerazione più equa della condizione personale e del nucleo familiare: «Un problema molto importante – interviene una degli inquilini partecipanti all'assemblea – sono i furbetti che occupano le case popolari e non pagano, anche se hanno i soldi per farlo». Ecco perché migliorare la gestione degli alloggi e degli accessi dovrebbe essere uno dei punti fondanti della riforma legislativa sull'edilizia pubblica. Infine, le organizzazioni sindacali si rivolgono alla Regione per rendere possibile il passaggio dal canone moderato a quello sociale in caso di peggioramento della condizione economica della famiglia assegnataria. Sicet, Cgil, Cisl, Uil, Sunia e Uniat faranno sentire la loro voce domani pomeriggio alle 15 davanti alla Regione.(l.s.)
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