Partigiani e reduci insieme: la Resistenza partì da loro
Alla celebrazione di viale Piave il sindaco di Mantova Sodano esalta anche le Forze armate Benevelli dell’Anpi ricorda i caduti nella lotta contro il nazifascismo

MANTOVA. È «un 25 aprile speciale» per Sodano l’ultimo celebrato da sindaco al monumento alla Resistenza. Un 25 aprile diventato, dopo 70 anni, «festa di pacificazione nazionale che va però, nutrita, coltivata e sostenuta dalla conoscenza della storia» ha ammonito il primo cittadino chiudendo la cerimonia in viale Piave, a cui hanno partecipato tanti cittadini. Tra loro, anche partigiani come Gianmatteo Oddoni, nome di battaglia Lince, Silvano Pilon che, a 14 anni a Verona, coi partigiani salvò dai fascisti tre ebrei e Maria Zuccati che da ragazzina aiutò i soldati italiani in fuga dopo l’8 settembre, oltre a reduci come Marino Besutti, uno degli ultimi sopravvissuti della strage di Cefalonia, primo atto di resistenza ai nazisti dell’esercito italiani.
Le celebrazioni del 25 aprile in città
Davanti alle associazioni combattentistiche e d’arma, agli scout laici Cngei, al picchetto del 4° missili, alle autorità e agli striscioni dei giovani di Equal e dei lavoratori ex Burgo, dopo la messa al campo, il sindaco ha reso omaggio alle Forze armate, «che ebbero un ruolo decisivo nella lotta di liberazione» e ai «milioni di vittime della temperie»; ha ricordato i due Marò e affermato che «non possiamo negare diritto d’asilo a chi fugge fame e guerra, ma è doveroso vigilare i nostri confini» combattendo nei paesi d’origine il sottosviluppo, «se necessario con missioni di pace o di intervento diretto».
E ha invitato tutti a fare fronte comune, «senza perderci in divisioni, in interessi personali o di parte», per battere il «nemico comune» che si chiama crisi economica, disoccupazione, disprezzo della vita e individualismo. Per Luigi Benevelli, presidente provinciale Anpi, «la Resistenza non fu una vicenda velleitaria, ma frutto di lavoro, pazienza e autodisciplina», capace di «tenere insieme lotta politica, militare e ideale». Ha citato il contributo di sangue dato dai mantovani alla guerra di liberazione: 460 caduti, 101 fucilati, un solo sopravvissuto alla persecuzione degli ebrei, 43 tra morti e dispersi nei lager nazisti, 82 prigionieri dispersi in mare, 90 bombardamenti con molte vittime civili. E le brigate partigiane Garibaldi, Bonomi, Matteotti e Fiamme verdi operanti nella bassa. Le celebrazioni si sono concluse al Famedio, sacrario dei caduti. (Sa.Mor.)
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