Niente maxi-risarcimento per lo stadio
Il Consiglio di Stato dà ragione al Comune di Mantova: giusto revocare il project financing. Coopsette e Tecnimont chiedevano 9 milioni

MANTOVA. Una partita lunga più di sei anni, nel corso dei quali sulle casse di via Roma era gravata un’incognita pesante più di nove milioni di euro. Ora a vincere è il Comune: il Consiglio di Stato ha detto definitivamente no alla maxi-richiesta di risarcimento avanzata da Tecnimont e Coopsette, che si erano viste revocare dalla giunta Brioni l’appalto per la costruzione del nuovo stadio. Confermata, nei punti salienti del suo impianto, la sentenza del Tar che aveva considerato sufficienti i 274mila euro che il Comune aveva già riconosciuto a rimborso delle spese progettuali (gli elaborati erano stati firmati dall’archistar Richard Rogers).
Il Consiglio di Stato corregge solo parzialmente il pronunciamento dei giudici amministrativi di Brescia: leggermente rivista verso l’alto la cifra (circa ventimila euro in più) e aggiunte le spese legali (tremila euro) e quelle sostenute per la cosiddetta verificazione, cioè la procedura con la quale si è verificata la congruità delle somme calcolate come indennizzo.
L’ultimo grado di giudizio sancisce dunque in via definitiva la correttezza delle decisioni prese dall’allora giunta Brioni che, forte del parere dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, aveva ritenuto troppo sbilanciato a favore dei privati il project financing licenziato dall’esecutivo precedente, quello guidato da Gianfranco Burchiellaro. Ribadita anche «l’insussistenza della responsabilità precontrattuale del Comune»: era il presupposto sul quale - accusando via Roma di aver tenuto nascosto il vincolo sull’area di Porta Cerese dove sarebbero dovute sorgere negozi e abitazioni - Coopsette e Tecnimont avevano fondato la richiesta della fetta più grande del risarcimento (7 milioni 946mila euro). Ma secondo i giudici le motivazioni per cui è stato corretto il cambio di rotta del Comune sono altre (appunto lo squilibrio a favore dei privati) e, in ogni caso, verificare la presenza di eventuali vincoli toccava anche all’azienda. Secondo il project financing licenziato dalla giunta Burchiellaro al termine del suo mandato, l’associazione di imprese tra Coopsette e Tecnimont avrebbe dovuto mettere nell'operazione 1,5 milioni di euro a fronte dei 19 (di cui quattro in contanti e il resto sottoforma di cessione dell'area del vecchio Martelli) del Comune. Poi la Brioni bloccò il piano revocandolo. E ora, dopo sei anni di attesa e le polemiche sul rischio del maxi-risarcimento cavalcate anche dall’attuale sindaco Nicola Sodano, la parole fine sulla lunga querelle. Un sollievo per le casse comunali.
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