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Officina all’amianto a Mantova. Da Borgo Angeli un nuovo allarme

La copertura in eternit del capannone è vecchia di decenni Sos degli abitanti al Comune: «Qui vivono anche dei bimbi»

di Nicola Corradini
2 minuti di lettura
Il tetto in eternit del capannone a ridosso di una casa a Borgo Angeli 

MANTOVA. Un tetto di una cinquantina di metri quadrati sembra una piccola cosa. Ma quella copertura è fatta di eternit, vale a dire di quell’impasto di cemento e amianto utilizzato per decenni in edilizia e messo al bando nel 1992 quando finalmente la legge italiana recepì il fatto che l’amianto provoca una specifica forma di tumore, il mesotelioma.

Non stupisce, dunque, il timore delle famiglie che abitano nelle palazzine confinanti alla vecchia officina, chiusa da una decina d’anni, vedendo tutti i giorni sotto le loro finestre quella tettoia grigiastra e quelle lastre apparentemente in cattivo stato. Ora chiedono l’intervento della autorità e del Comune in particolare.

Siamo in via Paride Ceresara, nel cuore della vecchia Borgo Angeli a poche decine di metri da una delle più suggestive e frequentate rive formate dal lago Superiore. L’officina, oggi abbandonata e in attesa di un acquirente, ha un passato illustre, raccontano nel quartiere. Qui dentro si riparavano le barche. Altri tempi e altre normative sulla sicurezza, tanto che come la quasi totalità dei capanni artigianali e industriali costruiti prima degli anni 90, il materiale utilizzato per coprire lo stabile sono le famose “onduline” contenenti fibre d’amianto. Ora però quella tettoia preoccupa gli abitanti delle case che circondano la vecchia officina.

«Sono in cattivo stato e non sappiamo se e quanto amianto disperdono nell’aria – spiega una delle residenti – per quanto ne sappiamo non sono mai stati chiamati i tecnici dell’Asl o di agenzie private per effettuare delle misurazioni. Qui ci abitano anche molti bambini, non è giusto che crescano con delle vecchie lastre di eternit sotto il naso. Qualcuno deve intervenire».

Chi dovrebbe intervenire? È il problema che da anni si pone chi abbia la malasortedi abitare vicino a qualche edificio con tettoie all’amianto. Il padrone dell’immobile dovrebbe aver già segnalato la presenza della tettoia in eternit alla Regione, che qualche anno fa aveva avviato un censimento di tutto l’amianto presente in Lombardia.

Ma al di là degli aspetti burocratici, il proprietario di un immobile coperto con eternit dovrebbe far controllare da tecnici abilitati (l’Asl, ad esempio, ma ci sono molti privati autorizzati) lo stato di conservazione delle lastre e, soprattutto, il grado di dispersione di polvere d’amianto, per semplice buon senso. E poi, ovviamente, dovrebbe procedere con la bonifica.

L’officina di via Ceresara è stata citata nel corso di un incontro elettorale svoltosi in quartiere la settimana scorsa. «Ho mandato un’email al Comune per segnalare la situazione – dice uno degli abitanti delle case che circondano la vecchia officina – so che ha un mese di tempo per rispondere. Un termine che sta scadendo in questi giorni». Non si aspetta, ovviamente, che via Roma provveda alla bonifica al posto della proprietà, ma quantomeno spera che il Comune si attivi per controllare la situazione e favorire l’unica soluzione possibile: la messa in sicurezza di quel tetto.

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