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Il nuovo no di Italia Nostra: «La centrale è impattante»

Domani la conferenza servizi sull’impianto idroelettrico sul Mincio a Pozzolo. Cordibella: «Anche il secondo progetto è incompatibile con il paesaggio»

di Francesco Romani
1 minuto di lettura
La zona dell'isola dei mulini fra Volta Mantovana e Pozzolo: qui dovrebbe sorgere una centrale idroelettrica 

MARMIROLO (Pozzolo sul Mincio). Domani torna all’attenzione della Provincia il nuovo progetto di centrale idroelettrica per la zona dei vecchi mulini fra Volta e Pozzolo. Una delle aree più belle da un punto di vista naturalistico e paesaggistico sulle quali una società veronese, la Hpe di Caprino veronese, dopo avere ottenuto anni fa l’autorizzazione a poter sfruttare il salto d’acqua, ha progettato la costruzione di un impianto da un megawatt di potenza. Questo nonostante l’opposizione del Parco del Mincio, dei Comuni e dei cittadini che si sono costituiti in un Comitato. A scendere in campo sin dalle prime battute, a tutela dell’ambiente fluviale e del paesaggio irripetibile di una zona dove ancora esistono vecchi mulini cinquecenteschi, la sezione provinciale di Italia Nostra che oggi torna a ribadire la propria contrarietà.

«Un primo progetto della centrale è stato giustamente bocciato e quindi reso inapplicabile in quanto colpiva gravemente l’aspetto del paesaggio dell’isola dei Mulini fra Volta e Pozzolo – spiega Sergio Cordibella, presidente di Italia Nostra Mantova – Pensavamo che questo evento avessero scoraggiato la società dall’andare avanti, invece il soggetto privato ha ritenuto di presentare un altra idea progettuale, questa volta non più collegata all’isola, ma che secondo noi non supera i problemi ed il profilo di incompatibilità con il paesaggio e l’ambiente circostante».

Il nuovo progetto prevede 100 metri di lunghezza della traversa sul fiume, circa 20-25 metri di larghezza a cui vanno aggiunti la traversa e la scala dei pesci in sponda sinistra, oltre 2 metri fuori terra e 10 interrati, cui si aggiungono i diaframmi di fondazione, 8.700 metri cubi di terra asportata, circa 8mila metri cubi di cemento e 590mila chili di ferro d'armatura. «Per noi è un progetto che ancora snatura l’aspetto naturalistico anche perché utilizza una parte del flusso dell’acqua del fiume». La deviazione di una parte dall’alveo naturale, ridurrà drasticamente la portata del ramo secondario che raggiunge i vicini mulini del '500, cosa che rischia di provocare danni ingenti all'ecosistema, nonché l'annullamento del valore storico-culturale dei mulini

«Questo progetto assume ancora delle caratteristiche inconciliabili con il rispetto dell’assetto naturale, in una delle parti più preziose dal punto di vista della qualità paesaggistica del territorio mantovano. Si capisce la volontà di fare investimenti con energie idroelettriche. Ma la collocazione rimane assolutamente inopportuna ed in contrasto stridente con il paesaggio mantovano. Per questo confermiamo la nostra contrarietà. Il fiume deve essere un tesoro da custodire gelosamente».

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