Sfruttati, non pagati e licenziati. Operai denunciano il titolare a Castel Goffredo
Scatta la protesta di 12 operai senza alcuna forma di tutela in un laboratorio tessile cinese dell'Alto Mantovano. Da questa mattina, mercoledì, presidio a oltranza davanti allo stabilimento

CASTEL GOFFREDO. I nuovi schiavi. È difficile definirli in altro modo. Chini sulle macchine da cucire per dodici ore al giorno, trenta giorni al mese, niente domeniche, niente festivi, né riposo. Tre euro l’ora, quasi tutti i lavoratori senza contratto, o con contratti precari, quindi senza il pagamento di eventuali malattie, ferie o infortuni.
Ma questa volta gli schiavi hanno rialzato la testa ed hanno denunciato il loro titolare, perché da tempo li pagava solo in parte. Succede in un laboratorio tessile cinese, che si trova nella zona artigianale di Selvole di Castel Goffredo, Confezione Zhou: 40 dipendenti, produzione di calze ma anche, in un’officina accanto, di lamiere. Il proprietario, un cinese che ora è in patria ma fa gestire l’azienda a un parente, ha dapprima accumulato ritardi nei pagamenti per diversi mesi, poi ha deciso di lasciare a casa dodici dipendenti, tra i quali una sola donna, tutti provenienti da Pakistan e Bangladesh.
Ognuno di loro rivendica 3.600 euro a testa di arretrati: senza ammortizzatori sociali, già da un mese sono senza lavoro.Già gli ultimi tempi, a stipendio dimezzato, i lavoratori hanno scioperato, incrociando le braccia a oltranza nel laboratorio. La risposta del titolare, che nel frattempo ha perso alcune commesse, è stata dura: ha chiuso il reparto confezionamento, piantando in asso i dodici lavoratori. La tensione in alcuni momenti è arrivata alle stelle, tanto che una decina di giorni fa, il 31 maggio, c’è stato anche un accoltellamento, non ancora chiarito da parte dei carabinieri.
Quello che si sa è che un ragazzo di 22 anni pakistano è finito in ospedale con una ferita da arma da taglio, molto probabilmente un coltello. L’accoltellamento, che per fortuna ha avuto conseguenze non gravi per il giovane, sarebbe avvenuto nel corso di una lite - forse con il titolare - all’interno del laboratorio di via Virgilio.
La scintilla che ha dato origine alla discussione non è stata chiarita, perché i testimoni, complice la difficoltà della lingua, hanno dato tutti versioni differenti. Il fatto certo è che la lite è degenerata, i toni sono diventati molto violenti e alla fine è spuntato un coltello e il giovane pakistano è rimasto ferito. I compagni, davanti al sangue, hanno chiamato subito i soccorsi: il ragazzo è stato portato in ospedale dall’ambulanza della Croce Rossa, ma per fortuna non aveva nulla di grave.
Tornando ai problemi lavorativi attuali, gli operai si sono rivolti ai carabinieri e al sindacato. Militari della stazione di Castel Goffredo insieme all’Ispettorato del lavoro hanno già compiuto più sopralluoghi nel laboratorio, rilevando numerose violazioni delle norme sui contratti di lavoro.
Ma ai lavoratori non basta: vogliono i compensi mai pagati per il duro lavoro compiuto. Quindi, questa mattina (10 giugno) hanno organizzato con la Filctem Cgil (dipartimento artigianato) un picchetto davanti all’ingresso del laboratorio. Il picchetto è proseguito anche nel pomeriggio e ora, l'intenzione espressa insieme ai sindacalisti della Filctem Cgil Massimo Mazzola e Donatella Bignotti è quella di portare avanti un presidio ad oltranza. Per ora nessuna reazione. Il laboratorio oggi sembrava deserto, solo qualche occhio a sbirciare dal dormitorio ricavato sopra il capannone.
«Noi saremo lì con loro perché dobbiamo difendere i loro diritti - spiega Massimo Mazzola - è ora di finirla con queste imprese irregolari, che trattano i lavoratori come nell’Ottocento. Questi hanno mandato a rotoli l’economia e questo intero settore». (dm)
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