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L'ultima sfida Cavatorta-Federici si gioca sull'effetto novità

Il leghista: "Siamo noi i veri civici e abbiamo in mano un cambiamento storico". Il democratico: "Il nostro Pd è rinnovato completamente. In caso di vittoria non sarò più segretario"

Igor Cipollina
1 minuto di lettura
Federici-Cavatorta 

VIADANA. L’ordine di risposta è rigorosamente alfabetico e per i due candidati sindaci di Viadana scatta il dejavu. Stesso anno di nascita, 1978, diplomati entrambi all’Itc. Così l’ultimo faccia a faccia, nell’ auditorium dell’istituto, ha il sapore dell’appello: Giovanni Cavatorta, presente; Nicola Federici presente. Il resto scorre come un’ interrogazione, affidata ai due conduttori del confronto - Riccardo Negri di Radio Circuito 29 e Andrea Setti del quotidiano la Provincia - che cedono il microfono anche agli ex candidati ormai fuori dal gioco elettorale (tranne Dario Anzola, assente).

Ordine alfabetico, parte Cavatorta, esponente della Lega Nord sostenuto da tre civiche moderate, che confessa lo stupore e l’entusiasmo per i 3.150 voti raccolti al primo turno (35,63%). “Siamo noi i veri civici _ rivendica Cavatorta _ e abbiamo tra le mani la possibilità di un cambiamento storico”. A riprova dello spirito autentico del suo progetto ricorda che il 55% delle preferenze è andato alle civiche e azzarda un parallelo storico: nel 1415 Viadana passò sotto la stella dei Gonzaga, imboccando la via della modernità. Chissà che seicento anni dopo non accada lo stesso. Corsi e ricorsi. Candidato dal Pd e da una sua civica, ex assessore nella passata amministrazione, Federici riconosce l’istanza di cambiamento affermata dagli elettori e ammette i propri errori nella prima parte della campagna, quando non è stato in grado di trasmettere “la reale carica del nostro progetto” (per lui il 19,02%).

Ma è convinto che i veri interpreti del cambiamento siano stati i 5 Stelle. Come dire “altro che Cavatorta”, che ha rifiutato di anticipare i nomi della sua giunta. Al contrario di Federici che, a testimonianza del suo cambio di verso, ha già scelto la squadra di governo (nuova smagliante) insieme al vicesindaco in predicato Elisabetta Colombo. In realtà Cavatorta un nome se lo spende, ed è quello di Roberto De Martino, candidato alternativo della sinistra altra, a cui lui affiderebbe l’ assessorato all’accoglienza. “Niente ruspe” assicura Cavatorta, senza rinnegare la sua militanza ventennale nel Carroccio.

Il confronto procede spedito, i due candidati rispettano i tempi e il dibattito ingrana. Federici difende il suo nuovo Pd, che ha preso in mano insieme ad altri otto “ragazzi”, e annuncia che in caso di vittoria lascerebbe l’incarico di segretario perché il partito necessita di dedizione totale. Si parla di scuola e di frazioni nord, Cavatorta punta sul ritorno alla centralità della figura del delegato, Federici vuole fare pressioni sull’Aipo perché sblocchi i soldi per l’argine tra San Matteo e la provinciale 57 (1,4 milioni di euro già in cassa). Nessuna incertezza, i candidati rispondono a tono. Voto finale? Per quello bisogna aspettare domenica.

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