Beffati dopo l’alluvione: «Niente fondi dall’Europa»
Due aziende che coltivano patate pronte al ricorso contro la Regione. «Dopo aver perso il raccolto, esclusi dai contributi per un cavillo burocratico»
Alessandro PonzoniCASTEL GOFFREDO. Tempesta, tuberi e carte bollate. Cosa hanno in comune? Due aziende che coltivano patate, una di Casalmoro e l'altra di Castel Goffredo, sono sul piede di guerra con la Regione per la mancata erogazione dei contributi europei. Perché? Il Pirellone, visto che il Comune castellano e quello di Casalmoro non hanno chiesto lo stato di calamità per le piogge distruttive dell'estate scorsa, non vuole sborsare un euro.
Tutto risale agli strascichi del maltempo di un anno fa, tra allagamenti e coltivazioni distrutte. Il 2014 era il primo anno in cui venivano erogati i contributi europei per le patate tramite l'Agea, l'agenzia governativa per le erogazioni in agricoltura. Per ricevere i fondi le imprese agricole dovevano rispettare un solo dato: il quantitativo minimo di produzione calcolato per ettaro.
Per cause di forza maggiore, a seguito delle eccezionali piogge, specialmente il 26 luglio, le due aziende agricole non sono riuscite a produrre abbastanza tuberi. Le coltivazioni si sono allagate per molte ore e ciò ha fatto marcire le patate. Tuttavia, sia l'azienda di Casalmoro intestata a Gianpaolo Borrini, sia quella castellana di Maria Teresa Cavazzini, avevano diritto lo stesso al contributo europeo. Sta scritto in una norma dello stesso ente erogatore dei fondi, l'Agea: «L’agricoltore che non ha rispettato la resa minima per una causa di forza maggiore o una circostanza eccezionale ha diritto di percepire l’aiuto per la superficie che risultava ammissibile al momento in cui è sopravvenuta la causa di forza maggiore».
Come prova, mancava però qualcosa. Perciò chiamano dei tecnici che fanno una perizia asseverata sui terreni. I dati delle colonnine piovane e alcune immagini, con la perizia vengono consegnati all'organismo pagatore, ossia la Regione, come prova dei danni subiti. Ciò nonostante, il Pirellone ha bloccato lo stesso i fondi. «Dopo che abbiamo consegnato la perizia – spiega Borrini - la Regione ci ha negato il contributo solo perché i nostri terreni sono situati in due comuni che non hanno chiesto lo stato di calamità».
I due agricoltori non ce l'hanno con le amministrazioni. «Sappiamo che la calamità si chiede per emergenze e danni alle strutture, ma ci sembra una motivazione assurda per non erogarci i fondi, dato che la circolare Agea non parla di territori danneggiati riconosciuti da elenchi ufficiali ma di eventi atmosferici eccezionali suffragati o documentati da perizia asseverata redatta da tecnico abilitato». Tra i due coltivatori di patate, per ora è Borrini quello che vuole andare fino in fondo alla questione, e a breve presenterà un'istanza al Tar.
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