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In Sant’Andrea una vasca per i battesimi degli adulti

Il progetto della Diocesi è all’esame della sovrintendenza per il necessario ok. Ma c’è già chi solleva dubbi: lavori inutili, la concattedrale resti com’è adesso

di Sandro Mortari
2 minuti di lettura

MANTOVA. Una vasca battesimale in Sant’Andrea insieme a un ambone, una struttura sopraelevata (un pulpito), vicino all’altare maggiore, per il celebrante e il suo vice, oltre ad altre opere.

La concattedrale potrebbe cambiare volto all’interno per volere del vescovo Roberto Busti. Ai primi di luglio la Diocesi di Mantova ha inviato alla sovrintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Brescia il progetto e ora attende l’ok a quello che definisce un adeguamento liturgico imposto ancora dal Concilio Vaticano secondo. Sull’operazione, però, vige la massima riservatezza, con le cifre dell’investimento ancora top secret e, soprattutto, senza che ancora sia chiaro che cosa si intenda fare.

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Le prime indiscrezioni, però, parlano di una vasca per i battesimi degli adulti e già inducono qualcuno a paventare il rischio che venga stravolta l’immagine del luogo di culto tramandata ai mantovani da oltre cinque secoli, gioiello di Leon Battista Alberti. Insomma, l’argomento è scivoloso e rischia di scatenare polemiche non solo in città: ogni euro speso sulle chiese di Mantova per interventi che non appaiono inderogabili verrebbe visto dai fedeli del basso mantovano come una sottrazione di risorse ai templi martoriati dal terremoto e che rappresentano tuttora profonde ferite aperte nel tessuto urbano dei paesi.

I lavori in Sant’Andrea su cui monta il dissenso sono, per ora, quelli che prevedono la realizzazione di una fonte battesimale rettangolare per i catecumeni adulti, di 15 metri quadrati di superficie, rialzata sul pavimento ottocentesco (il bordo di 40 centimetri circa di larghezza sarà in marmo) e profonda circa 50.

La collocazione sarebbe stata individuata, entrando nella basilica dal cancello secondario che dà su piazza Alberti, nel braccio sinistro del transetto, tra la cappella di San Carlo Borromeo e quella Petrozzani, accanto a cupola, genuflessorio e cripta.

In questa vasca, gli adulti, il giorno prima di Pasqua, si immergeranno nell’acqua con i piedi per ricevere il sacramento. Ad opporsi al progetto per primi sono stati Giovanni Scaglioni, ex presidente del tribunale di Mantova e lo storico Rodolfo Signorini, accademico virgiliano nonchè presidente del Comitato mantovano della Dante Alighieri: venuti a conoscenza delle intenzioni di Busti, si sono rivolti al sovrintendente bresciano per invitarlo a stoppare il progetto diocesano. Soprattutto perché i lavori comporterebbero anche la realizzazione di condotte sotto il pavimento per far affluire l’acqua alla vasca che sarebbe utilizzata, insistono i critici, solo una volta all’anno. «Un’opera invasiva e turbativa dell’armonica immagine del tempio» hanno scritto senza mezzi termini.

Sempre da Scaglioni e da Signorini sono partite lettere all’indirizzo di Busti che, per spiegare quanto bolle in pentola, ha organizzato con loro e i tecnici della curia un incontro per spiegare che cosa si vuole fare. Il prelato ha rassicurato che non vi sarà manomissione di alcun elemento architettonico attuale, ma solo una ridefinizione di luoghi in cui avvengono le celebrazioni liturgiche. Il tutto, per rispondere alle attuali esigenze pastorali. Rassicurazioni che per nulla hanno convinto i due oppositori, tanto che insistono nel loro appello a Busti affinchè desista dalle sue intenzioni. Non solo. Signorini, in una recente lettera al vescovo, definisce quei lavori «non necessari, giacchè esiste già una fonte battesimale, disarmonici, invasivi e stridenti con l’architettura del braccio sinistro del transetto e dell’intera basilica».

E, a voce, precisa: «Le disposizioni del Concilio per le vasche battesimali non sono vincolanti, soprattutto in chiese antiche».

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