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La curia frena: siamo solo in fase di studio con Brescia

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MANTOVA. Di fronte a questo primo embrione di dissenso rappresentato dalle rimostranze di Giovanni Scaglioni e Rodolfo Signorini, riguardo all'ipotesi di realizzare un fonte battesimale per adulti all'interno della concattedrale di Sant'Andrea, la Diocesi di Mantova, per ora, preferisce non sbilanciarsi e mantenere la massima riservatezza. Anzi, la sensazione è che dopo essere partita lancia in resta, adesso freni per smorzare sul nascere le polemiche.

«Il progetto è in sovrintendenza, ma siamo ancora in fase di confronto» afferma l’architetto Alessandro Campera, direttore dell’ufficio tecnico della diocesi, l’unico dei tecnici, tra laici e religiosi, coinvolti nella progettazione che accetta di parlare dell’argomento, anche se solo per gettare acqua sul fuoco e rassicurare che non vi saranno forzature da parte della chiesa.

Da quanto filtra dalle stanze del palazzo vescovile esiste la piena disponibilità a illustrare alla città le idee sul futuro di Sant’Andrea. Per farlo, però, si aspetta che il progetto, frutto dell’interlocuzione con la sovrintendenza, sia definito.

E anche qui la Diocesi è pronta ad ascoltare suggerimenti e ad apportare i necessari aggiustamenti per non stravolgere il tempio.

Una cosa, però, la Diocesi tiene a garantire: Sant’Andrea continuerà a svolgere la sua funzione di chiesa parrocchiale, di concattedrale diocesana e di patrimonio artistico-culturale dell’umanità, come testimoniano - si osserva - i recenti e costosi lavori di restauro della basilica stessa e delle chiese ferite dal terremoto di tre anni fa. Una cosa non va dimenticata: la Diocesi di Mantova, in questa opera di rifacimento interno di Sant’Andrea, è in costante contatto con gli uffici della Conferenza episcopale italiana. Ragion per cui, si sostiene, tutto ciò che viene fatto ha una sua logica e si muove all’interno di precise regole.

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