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Terzo caso di febbre del Nilo in 20 giorni

Un 94enne di Moglia è ricoverato all'ospedale di Suzzara. Il figlio: «Ancora semi incosciente, ma sembra migliorare». Il Comune dà il via alla disinfestazione della zona limitrofa all'abitazione dell'uomo

Francesco Romani
1 minuto di lettura

MOGLIA. Salgono a tre i casi di virus del Nilo nelle ultime due settimane nel Basso Mantovano. Dopo l’episodio di Pegognaga e quello, per ora sospetto di Revere, con due persone che sono state ricoverato in Rianimazione ora è il turno di Moglia.

Si tratta di un 94enne accolto all’ospedale di Suzzara e che è stato trovato positivo ai test sierologici specifici. Ieri il Comune, così come prevede il protocollo dell’Asl, ha disposto la prima disinfestazione dalle zanzare nell’area dove abita l’uomo, operazione che sarà ripetuta fra sette giorni. Il veicolo di trasmissione della malattia, infatti, è la puntura di zanzare infette. La febbre del nilo, West Nile Disease, pur essendo una malattia di origine tropicale, si è ormai diffusa in pianura padana e dal 2008 è stata dichiarata “endemica”, ovvero presente stabilmente.

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Il caso di Moglia è partito il giorno di Ferragosto. «Mio padre non si sentiva molto bene – spiega il figlio (omettiamo le generalità a tutela della privacy ndr.) –. Abbiamo chiamato la guardia medica ed il giorno 16 è stato ricoverato all’ospedale di Suzzara». Nonostante l’età avanzata, l’uomo è in buono stato di salute. «Si muove autonomamente e passeggia da solo – spiega il figlio – ma le sue condizioni sono peggiorate velocemente». All’ospedale, i medici hanno sottoposto l’uomo, che ora è in stato di semi incoscienza, ad esami sierologici, trovandolo positivo al virus della febbre del Nilo.

Intanto i famigliari del 69enne di Revere ricoverato in gravi condizioni alla Rianimazione del Poma di Mantova attendono con ansia l’esito degli stessi esami: «Ci hanno detto di aspettare, ma vogliamo la verità prima possibile. A casa ci sono dei bambini, vogliamo sapere».

Migliora, infine, il 71enne pegognaghese dopo due settimana di febbre alta e sedativi. Ora riconosce i parenti ed è stato trasferito dalla Rianimazione alla Pneumologia intensiva sempre del Poma.

(ha collaborato Mauro Pinotti)

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