Il fratello in lacrime «Lui la ossessionava»
Castiglione. Il racconto del ventenne: «Quello non era il suo fidanzato». L'amica: "Da un mese si era legata sentimentalmente ad un coetaneo".
di Giancarlo OlianiCASTIGLIONE DELLE STIVIERE. Lacrime di disperazione e di rabbia. Inginocchiato davanti alla foto della sorella al centro di un altarino allestito davanti a casa, Alex urla tutto il suo dolore. Ha appena vent’anni. Poche ore prima, insieme con la madre, ha visto la sorella cadavere. Strangolata da quell’amico di famiglia che si era perdutamente innamorato di lei. «Non era il suo fidanzato, non lo è mai stato. La ossessionava». E mentre il pianto gli toglie persino il respiro, cominciano ad arrivare gli amici. I visi sconvolti. Nessuno di loro parla. Infilano in silenzio le scale del condominio per andare a trovare la mamma Svetlana. Da quando è tornata dal luogo dov’è stata assassinata la figlia, e dopo aver urlato tutto il suo strazio, si è gettata a letto. E da lì non si è più mossa. Non vuole vedere nessuno. Non vuole parlare con nessuno. Alex accarezza la foto della sorella morta, circondata da splendidi fiori.
E insiste: «Non era la sua donna. Lei aveva un altro ragazzo. Proprio in questi giorni avrebbero festeggiato un mese di fidanzamento».
Luigi Cuel, l’omicida 41enne di Calcinato, conosceva la famiglia moldava da tre anni. E in tutto questo tempo aveva stretto un’amicizia forte sia con la madre che con Cezara. Come ha commentato una zia della ragazza assassinata, nessuno si sarebbe aspettato quello che è successo.
Nessuno è mai arrivato a sospettare che quell’uomo potesse essere capace di un simile gesto. Ma da un mese a questa parte la 18enne aveva cominciato a manifestare inquietudine e sofferenza. Aveva capito che quell’amico di famiglia voleva di più. Molto di più. E lo aveva confidato al fratello, perché nel frattempo aveva intrapreso una relazione con una ragazzo bresciano.
Nonostante le insistenze di lui, Cezara non lo aveva mai denunciato per stalking, anche se a quanto pare ci sarebbero stati gli estremi. Non racconta molto Alex dell’uomo che ha assassinato la sorella, ma sa quello che ha scritto ad un amico prima di mettere in atto il suo folle gesto.
«Vado in quel luogo perché so che là ritroverò finalmente la pace». La sua pace che è coincisa con un brutale delitto. Un delitto pensato dalla mattina stessa, quando Cuel si è presentato davanti alla casa della ragazza.
«È venuto a prenderla qui - conferma il fratello con la voce consumata dal pianto - l’ha caricata sull’auto ed è ripartito».
L’ha fatto con la forza, l’ha obbligata a salire? Non lo sapremo mai. La 18enne anche quando si fosse resa consapevole del pericolo che stava correndo, non avrebbe mai potuto chiedere aiuto perché non aveva il telefonino. Era rimasto a casa, perché non ha avuto il tempo di riprenderselo.
[[(gele.Finegil.Image2014v1) 01_C_WEB]]
Intanto la fila di amici si ingrossa. Molti i compagni di scuola di Cezara, che frequentava l’ultimo anno dell’Itc a Desenzano del Garda. Alex si allontana con loro. E prima di salire le scale per raggiungere l’appartamento, volge lo sguardo verso di noi. «Mia madre non è in grado di parlare. Stiamo aspettando che ci chiamino da Brescia». Ora le due salme si trovano nelle camere mortuarie dell’ospedale di Brescia, a disposizione dell’autorità giudiziaria che potrebbe anche chiedere l’autopsia.
La vicenda tragica, che vede ancora una volta una giovane donna vittima della furia omicida di un uomo, è ancora tutta da definire, ma di certo c’è che il vuoto lasciato da Cezara è duro da colmare: «Era una ragazza solare, una brava ragazza, sempre con il sorriso» racconta un’amica, che chiede però di restare anonima, «e la dolcezza era il suo tratto fondamentale. Abbiamo passato molte serate insieme, di recente, in questa calda estate. Ma non era solo capace di divertirsi, perché Cezara, come sanno tutti i suoi amici, era molto brava a scuola, e lo studio le piaceva».
Dai racconti degli amici e della amiche emerge un quadro diverso da quanto racconta la cronaca. Luigi Cuel era persona amica della famiglia, e frequentava con regolarità la casa di Cezara. La giovane ragazza era legata a lui, lo vedeva come un padre, figura che manca nella famiglia. Avevano viaggiato insieme, anche con la famiglia (la madre e il fratello), e spesso andavano a cavallo proprio nella zona in cui Cezara è stata barbaramente uccisa. Era, dunque, agli occhi degli amici, un rapporto di affetto famigliare, «ma forse nella mente di questo uomo le cose non erano del tutto chiare, perché era comunque molto geloso di lei, e delle persone che frequentava, in particolare modo di questo ragazzo di Brescia, coetaneo di Cezara, con cui lei si vedeva da qualche mese» continua l’amica.
Nei giorni scorsi la ragazza era turbata e aveva chiesto di parlare con un amico, per sfogarsi. Forse, in quella richiesta di aiuto via sms, c’erano le preoccupazioni per una situazione, l’amicizia con Cuel, che stava degenerando. Di certo c’è che Cezara si fidava comunque dell’affetto che Cuel provava per lei, tanto da concedergli una mattina, forse per far chiarezza, forse per parlarsi e trovare una soluzione alla loro storia che, invece, è finita nel peggiore dei modi possibili. In un messaggio via Facebook il saluto del fratello: «Con le lacrime agli occhi scrivo questo messaggino per la mia dolcissima sorellina che era il sole di casa e adesso si è spento lasciandoci un buio vuoto nel cuore». (ha collaborato Luca Cremonesi)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori