Benasayag: ai giovani viene tolta la voglia di combattere
Risate e applausi ieri mattina nell'aula magna dell'Università per l'ex rivoluzionario argentino Miguel Benasayag, ricercatore e filosofo, che, affiancato da Riccardo Mazzeo ha disquisito, con...
MANTOVA. Risate e applausi sabato mattina nell'aula magna dell'Università per l'ex rivoluzionario argentino Miguel Benasayag, ricercatore e filosofo, che, affiancato da Riccardo Mazzeo ha disquisito, con pensieri profondi, su giovani e anziani nell'Occidente del terzo millennio.
«Avrete un'esperienza surreale perché parlo una lingua che non esiste - ha esordito Benasayag, parigino d'adozione dagli anni Settanta dopo essersi salvato dalla prigionia nel suo Paese -. Ma amore e comprensione non vanno insieme così, se non mi capirete bene penserete che abbia detto proprio quello che pensavate voi». Concetti complicati di epistemologia, neurofisiologia e antropologia sono stati infarciti da gag "linguistiche" come l'incertezza tra l'uso dei termini "affetto" e "affettato" a proposito di pensieri dell'amato filosofo Spinoza. La questione al centro, presa a prestito da un altro grande pensatore, Rousseau, è stata: col progresso sappiamo quello che guadagnamo ma non sappiamo quello che perdiamo.
«Ecco perché la conoscenza che potevano trasmetterci gli anziani non ci serve più, cerchiamo il ciclo corto, non abbiamo tempo, e perdiamo progressivamente parte delle attività che il nostro cervello potrebbe compiere in assenza della digitalizzazione che elimina la necessità del corpo considerato solo come un rumore nel sistema». Non viaggiamo più senza Gps, non sappiamo più risolvere a memoria le radici quadrate, ad esempio. Nel suo libro, "C'è una vita prima della morte?", scritto con Riccardo Mazzeo, al suo fianco nella conversazione, Benasayag affronta la rottura dei cicli generazionali. «I giovani, in questa società sono privati della loro gioventù, gli viene tolta la voglia di combattere, di rischiare, e gli anziani li inseguono, diventando vecchi e ridicoli». (p.c.)
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