La Papotti diventa un caso. Il Pd ora scarica Pastacci
La segretaria provinciale attacca: "Provincia da anni senza una guida politica In questa situazione i dirigenti lavorano in autogestione, e i risultati si vedono"
MOGLIA. La battaglia sull’impianto di trattamento rifiuti proposto dalla Ecologia Papotti a Moglia diventa sempre di più un caso politico che coinvolge i livelli provinciali dei partiti. Volano gli stracci tra Antonella Forattini, segretaria provinciale del Pd, e l’ex assessore provinciale all’ambiente Alberto Grandi. Ma nel mirino della Forattini finsice anche il presidente della Provincia, Alessandro Pastacci.
«Le dichiarazioni dell'ex assessore Grandi - afferma la segretaria provinciale del Pd - si commentano da sole e fanno pensare che sia lui che il suo presidente non conoscano ciò di cui stanno parlando. La posizione del Comune è da sempre stata quella di contrastare la localizzazione dell'impianto tanto da aver proposto a Ecologia Papotti una collocazione diversa. Qui pertanto non si tratta di essere contrari a nuovi progetti industriali, anche se considerare questo intervento propedeutico allo sviluppo è veramente paradossale, come il volerne dichiarare l'utilità pubblica, come vorrebbe la Provincia. Ma Grandi quando era assessore perché non si è mai occupato di pianificazione territoriale? Diciamo che in questi anni - attacca la Forattini - è mancata completamente la guida politica dell'ente Provincia e in questa situazione i dirigenti hanno lavorato in autogestione con i risultati che oggi vediamo. Ecco perché credo - continua con l’affondo su Pastacci - che possano cambiare molto le cose tra qualche mese quando ad amministrare la Provincia ci saranno i nostri sindaci».
Anche Giampietro Barai, capogruppo di Comunità e Territori in consigli provinciale, va giù durissimo contro l’ex assessore all’ambiente. «Le dichiarazioni di Grandi, espresse a titolo personale, in quanto non ha più nessun ruolo politico nell'amministrazione provinciale, lasciano veramente esterrefatti soprattutto se espresse da chi in passato ha rivestito l'incarico di assessore all'ambiente per la nostra provincia. È certo e nessuno lo nega che l'impresa, il profitto e la salute dei cittadini devono trovare un punto di incontro a favore dello sviluppo, ma ciò non significa che un periodo di recessione giustifichi insediamenti che possano generare un danno per la salute dei cittadini. La vicenda Sin (il polo chimico di Mantova n.d.r.), con insediamenti che hanno generato danni ambientali e sanitari espressi nelle analisi epidemiologiche, dovrebbe avere insegnato che è necessario far sì che gli insediamenti industriali vengano ubicati la dove sia meno probabile la ricaduta sulla popolazione. Io penso che il rischio sanitario dovrebbe superare nella logica autorizzativa il rischio di inoccupazione. Ciò è chiaro e manifesto anche nella legislazione attuale che, al fine di tutelare i cittadini, prevede da oltre un anno che tutti i progetti sottoposti a Vas o Via devono prevedere uno studio serio e approfondito sull'impatto che l'opera avrà sulla salute dei cittadini, e se ciò non era previsto nella pratica in essere ciò non significa che non ne dobbiamo tenere conto. I costi di insediamenti inidonei dal punto di vista sanitario e infrastrutturale tutti noi li paghiamo spesso a posteriori in termini di salute e di recupero del territorio. In realtà la soluzione sarebbe semplice: perché la Papotti non delocalizza l'impianto in un sito industriale più idoneo? La politica non può dichiarare che ciò non le compete».
LA SCHEDA. Al centro del caso che è partito da Moglia ma che ha coinvolto ormai i livelli provinciali delle forze politiche, c’è il progetto di insediamento della Ecologica Papotti srl. Si tratta di un impianto per il trattamento di rifiuti liquidi speciali, pericolosi e no. L’iter inizia nel gennaio 2012 quando l’azienda, la Ecologia Papotti, protocolla il progetto per un impianto di trattamento di rifiuti liquidi della potenzialità di circa 59mila tonnellate annue. La Regione rilascia il primo parere positivo di compatibilità ambientale nel dicembre del 2013. Nel marzo del 2014, quando la Provincia avvia le conferenze di servizi, il Comune di Moglia chiede di ritirare l'istanza, disconoscendo il decreto regionale di Via. Dopo un primo no della Provincia l’azienda chiede una proroga di 90 giorni per presentare un nuovo progetto con qualche variazione che riduca l’impatto ambientale. A Moglia, intanto, infuria la polemica tra maggioranza e minoranza e si costituisce un comitato civico che si oppone alla realizzazione del progetto e organizza sit-in di protesta, marcia e presidio in consiglio provinciale. Si arriva a luglio, quando l’Asl rinvia di due mesi, mentre in agosto il presidente della Provincia chiede al governatore Maroni che la Regione Lombardia rifaccia la valutazione ambientale. L’ultima conferenza di servizi si chiude con un nulla di fatto e il rinvio al premier Renzi. E il clima si fa ancora più pesante.
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