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Il primo freddo apre la stagione dei film, tra gli alti e bassi dello studente

Tanti ragazzi mantovani ogni settimana "emigrano" per poter studiare all'università. Tre di loro, in tre città diverse, ci raccontano la vita da fuorisede in questa rubrica-blog. Elisa studia Lettere a Trento

Elisa Boccanera
2 minuti di lettura

TRENTO. Prima o poi arriva quel momento in cui la pigrizia serale ruba lo spazio alla voglia di uscire: è l’autunno. Anzi, il freddo autunno trentino; si esce dalla facoltà dopo 5 ore di lezione, magari anche tutte di fila e si è stanchi. Il freddo è secco, pungente…un freddo che, in qualche modo, almeno per il percorso dalla facoltà a casa, ti sveglia. Questa è la stagione del cinema: i film mi rilassano, mi fanno riflettere e ridere. Di recente, ho avuto l’opportunità di vedere Inside Out; pur essendo un film d’ animazione, la trama non è semplice e i significati astratti possono essere messi più in luce da un pubblico adulto.

Sarò breve: la ragazzina di nome Riley è la protagonista della vicenda, ha 11 anni, una buona amica, una famiglia che le dona amore e gioca ad hockey. Le sue emozioni sono cinematograficamente traslate in pupazzetti che rispondono ai nomi di Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto. Goia è la principale eroina delle sue giornate, almeno fino al trasferimento della famiglia a San Francisco. Lo stravolgimento dell’equilibrio sconquassa le sue emozioni, alla base dei rapporti sociali della ragazzina. Dopo una serie di vicissitudini, il finale si proietta in modo positivo: a reintrodurre Riley nell’equilibrio sono proprio le sue stesse emozioni, le quali la accompagnano verso il passaggio all’adolescenza.

Il film mi è piaciuto assai. Mi ha fatto pensare a come viviamo noi studenti questa alternanza tra alti e bassi; certo, non più nel passaggio infanzia – adolescenza, ma semplicemente nella vita di ogni giorno. La gioia che proviamo all’inizio delle lezioni, le materie che ci piacciono, quei professori pieni di cultura che ci incantano, i nostri successi. Proprio la scorsa settimana quella che sarà la mia relatrice mi ha approvato l’idea di tesi; le belle notizie aumentano sempre la nostra autostima, ci rendono forti e coraggiosi. E poi, chi non ha provato mai paura? La paura di fallire, in primis: quando il carico di lavoro ci sembra eccessivo. Cerchiamo di incastrare tutto, ma per farlo ci servirebbero giornate da 50 ore ognuna. L’importante è riuscire a trasformare la paura in ansia positiva, creandoci la forza per reagire a quello che ci si presenta.

Poi accade che, pur facendo il possibile, gli eventi non dipendano da noi: compagni malmostosi, un professore lunatico che ci abbassa il voto perché abbiamo detto “Ok” e “A un corso di italiano non è opportuno parlare in inglese”. Piuttosto che intristirci, dovremmo cambiare in nostro modo di reagire, pensando che il possibile è stato fatto, pur non essendo arrivati a destinazione. D’altronde non siamo macchine perfette e qualcosa può sempre andare storto, per qualsiasi motivo.

C’è una bella operetta, intitolata “Proposta di premi fatta dall’Accademia dei Silografi”, scritta da Leopardi, in cui un'Accademia vuole creare un essere perfetto e questo “uomo perfetto” potrà trovare corrispondenza solo in una macchina, un automa. Leopardi dichiara invece che i difetti costituzionali non vanno eliminati, perché sono quelli su cui i pensatori cercano di migliorarsi, da sempre. Se l’automa dovrà possedere tutte le qualità dell’uomo, l’essenza di quest’ultimo sarà assorbita da una macchina, e la natura umana, formata da alti e bassi, sarà annullata. Pur essendo un testo del ‘800 il suo messaggio è molto attuale: dobbiamo imparare ad accettarci con i nostri alti e bassi emozionali, poiché per nostra natura è impossibile essere perfetti.

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Elisa Boccanera, ventiduenne divisa tra Mantova, città natale, e Trento, città nella quale frequenta l'università. E' iscritta al corso di “Studi storici e filologico-letterari” con carriera di Lettere moderne. Ama l’arte in ogni suo genere: letteratura, cucina, pittura e natura.

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